“Nonostante le dichiarazioni e gli impegni assunti dalla Regione e dal sindaco, ad oggi, a Montecchio Emilia, non risulta attivo né il Cau né il Pronto soccorso nelle ore notturne, lasciando di fatto scoperto l’intero territorio della Val d’Enza durante questa fascia oraria, con evidenti ripercussioni sulla sicurezza sanitaria dei cittadini”. Da queste premesse parte l’interpellanza in aula del consigliere di Fratelli d’Italia Alessandro Aragona.
L’atto ispettivo ripercorre quanto accaduto nella notte del 12 marzo 2024 a Montecchio Emilia, quando una donna indiana di 40 anni, incinta del terzo figlio, è morta davanti all’Ospedale Franchini. “Secondo le ricostruzioni – spiega Aragona – la donna avrebbe accusato un malore improvviso nella propria abitazione nel paese di Gattatico. La centrale operativa aveva quindi garantito l’invio dell’automedica da Reggio Emilia e, in attesa dell’arrivo dei sanitari, il marito aveva deciso di trasportare la moglie all’ospedale più vicino, ossia quello di Montecchio Emilia. La donna, arrivata in gravi condizioni, è stata portata subito al Pronto Soccorso che però risultava chiuso. L’uomo era stato poi supportato da un’operatrice che aveva contattato i volontari della Croce Arancione i quali, giunti sul posto da Reggio Emilia, avevano tentato di rianimarla senza riuscire a salvarla”.
A seguito di quell’episodio, era stata avviata una petizione per riaprire il servizio sanitario anche nelle ore notturne che aveva superato le trentamila firme e anche in consiglio comunale era stata approvata all’unanimità una mozione per chiedere all’amministrazione di farsi portavoce in Regione e presso la conferenza socio-sanitaria della necessità di riaprire il pronto soccorso 24 ore su 24. Tuttavia, ricostruisce ancora Aragona, “il 27 marzo 2024, a mezzo stampa, il sindaco di Montecchio dichiarava che l’apertura del Cau in tempi ragionevoli, nei locali del pronto soccorso, avrebbe garantito la copertura notturna sanitaria”. “A oggi però non risulta attivo né il Cau né il Pronto soccorso – va avanti Aragona – e da giugno 2023 a Montecchio non risulta più attiva l’automedica in servizio di pronta partenza e viene utilizzata l’automedica di Traversetolo. Inoltre, il pronto soccorso dell’ospedale Franchini resta operativo soltanto nelle ore diurne, in particolare fino alle ore 20 per gli utenti e fino alle 19 per i mezzi di soccorso”.
Da qui l’interpellanza alla giunta alla quale si chiede di garantire la copertura sanitaria nelle ore notturne sul territorio e di attivarsi tempestivamente anche per ripristinare l’automedica.
A rispondere in aula è stato l’assessore alle Politiche per la Salute Massimo Fabi che ha rassicurato sul rispetto dei riferimenti normativi sul fronte del riordino dei mezzi di soccorso avanzati e sulla loro distribuzione geografica segnalando, nel contempo, che il numero complessivo dei mezzi di soccorso è aumentato. Per quanto riguarda il Cau di Montecchio, Fabi ha confermato la scelta di metterne temporaneamente in “stand-by” l’apertura, anche in considerazione della prossima attivazione del nuovo modello assistenziale, che vedrà protagoniste le aggregazioni funzionali territoriali e le unità complesse di cure primarie. “I dati degli accessi notturni mostrano che attualmente le necessità assistenziali dei residenti nel distretto di Montecchio Emilia vengono assorbiti dalle due strutture del capoluogo”, ha ribadito Fabi.
Per quanto attiene alla tragedia che ha colpito la comunità di Montecchio lo scorso anno, infine, l’assessore ha voluto precisare che la procedura attivata dalla centrale operativa del 118 fu “pienamente rispondente all’evento” e che la scelta di muoversi in autonomia, senza attendere l’auto a leadership medica, “complicò un quadro già di per sé difficile”. “Anche qualora l’evento si fosse verificato in orario diurno, – aggiunge Fabi – la paziente sarebbe stata comunque indirizzata al pronto soccorso di Reggio Emilia, in considerazione della grave natura della patologia. A seguito dell’evento l’azienda Usl ha rafforzato il programma di formazione su tutto il territorio, volto a migliorare l’educazione sanitaria soprattutto dei cittadini stranieri”.
Critico il consigliere Aragona nella sua replica. “In quel territorio la sensazione dei cittadini è ancora quella di non essere serviti adeguatamente – conclude – e sul punto va fatta una seria riflessione. Nel complesso, la situazione relativa al Cau è rimasta tale quale. Credo che i cittadini, a questo punto, non tollerino più la mancanza di coerenza: siamo passati da una fase in cui veniva raccontato che i Cau sarebbero stati la soluzione, mentre oggi ci viene detto che il Cau non si apre più e si va verso le case della comunità. Ciò fa capire che non si ha un’idea precisa di dove si stia andando. E i cittadini oggi si chiedono: sarà vero che si va verso la casa di comunità o torneremo ancora una volta indietro?”
(Brigida Miranda)



