Focus sulla rete oncologica e emato-oncologica regionale, da poco istituita in Emilia-Romagna, in commissione Politiche per la salute e politiche sociali, presieduta da Ottavia Soncini.
“Con l’attivazione di questa rete parte un percorso importante per assicurare migliore qualità e appropriatezza delle cure in un percorso assistenziale improntato sull’efficacia e sulla sicurezza sanitaria che si estende dall’ospedale al territorio (percorsi di cura e assistenza vicini ai cittadini), valorizzando tutte le strutture che operano in questo campo (anche attraverso nuove tecnologie), che si parlano e si confrontano (su un modello multiprofessionale)”, spiega l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini.
L’assessore rimarca che “in Emilia-Romagna le diagnosi di cancro sono più di 30mila all’anno”, sottolineando poi che “la sopravvivenza a cinque anni si attesta da noi, risultato fra i migliori in Italia, al 60 per cento fra gli uomini e al 66,5 per cento fra le donne”. Infine, ha evidenziato “l’importanza di lavorare sulla prevenzione, a partire dagli screening”.
Interviene poi Carmine Pinto, direttore dell’oncologia dell’Irccs dell’Ausl di Reggio Emilia: “Questa rete – sottolinea – nasce da un processo lungo, siamo partiti dai territori, un lavoro lungo quarant’anni, e portiamo a compimento un progetto che parte da lontano”. Giuseppe Longo, direttore del dipartimento integrato di oncologia ed ematologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena, affronta il tema dei farmaci in oncologia, “circa il 50 per cento della spesa farmaceutica ospedaliera – rimarca – è legata a questo tipo di farmaci”. Riguardo alla ricerca, sottolinea come “in Italia non c’è alcunché che regoli l’accesso precoce ai nuovi farmaci e questo è un problema”. Fabio Falcini, direttore della prevenzione oncologica dell’Ausl Romagna, interviene sul registro tumori: “Dal prossimo mese i dati saranno pubblici sul registro regionale: dati completi e di qualità elevata, con anche la valutazione degli esiti rispetto a quello che facciamo”. Ribadisce poi, anche lui, “la necessità di lavorare sul tema della prevenzione, a partire da quella primaria (stile di vita)”. Claudio Zamagni, direttore dell’oncologia, senologica e ginecologica dell’Irccs dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Bologna, affronta il tema della patologia di genere, con un focus sui tumori femminili: “In oncologia – evidenzia – si sono fatti passi avanti importanti in questi anni anche grazie al lavoro sugli screening, con particolare attenzione all’aspetto della familiarità, a partire dai tumori alla mammella (una donna su otto è destinata ad ammalarsi di tumore alla mammella)”.
Il tema ha sollevato alcune riflessioni da parte dei consiglieri regionali.
Pur riconoscendo la bontà del progetto, per Valentina Castaldini (Forza Italia) “l’Emilia-Romagna ha una rete oncologica in ritardo rispetto ad altre regioni e non si può cominciare un percorso di questo tipo senza coinvolgere le opposizioni. Ci dobbiamo porre anche delle domande: nelle Case della salute quali livelli di competenze verranno attivati? Visti i tagli della sanità e visto il bilancio che tutti conosciamo, possiamo darci obiettivi così alti?”.
Per Daniele Marchetti (Lega) “il tema del miglior accesso e della presa in carico va affiancato alla prevenzione. In tal senso abbiamo già una legge regionale, approvata in maniera unitaria nel 2018. La rete di cui parliamo oggi ha il compito di programmare politiche per il contrasto di patologie oncologiche. Si tratta di sinergie importanti ma attenzione a non creare sovrapposizioni che porterebbero a un depotenziamento di tutte le strutture. Occorre garantire il miglior servizio possibile con un lavoro di sistema”.
Lia Montalti (Partito democratico) ha evidenziato “l’importanza di dotarsi di politiche sanitarie a livello europeo, in particolare per la lotta al cancro che è la prima causa di morte fra i cittadini europei. In tema di prevenzione, diagnosi e cura abbiamo fatto passi avanti e credo che il lavoro della Regione Emilia-Romagna di messa in rete di competenze e servizi, ci possa aiutare anche nella direzione della ricerca. Abbiamo tutte le condizioni per essere guida e punto di riferimento a livello nazionale ed europeo”.
Per Francesca Maletti (Partito democratico) “questa rete funziona anche grazie a professionisti che col loro lavoro ci garantiscono qualità nella cura e nell’assistenza nonché qualità di vita. Le patologie oncologiche sono in crescita e occorre agire sulla spesa sanitaria per dare risposte adeguate facendo scelte chiare anche in tema di medicinali. E poi occorre ragionare su chi aiuta i malati oncologici, come ad esempio la rete dei caregiver: occorre lavorare ancora di più sulla comunità socio-sanitaria, non solo sanitaria”.
(Cristian Casali e Lucia Paci)