Dal momento che nel settore della sanità “la riduzione del fondo per il personale, in applicazione alla circolare del ministero dell’Economia in materia, impatterà negativamente sulla contrattazione integrativa sulle progressioni orizzontali, sulle posizioni organizzative, sulle quote incentivanti, in particolare delle Aziende sanitarie”, la Regione Emilia-Romagna dovrebbe chiarire “quali sono le determinazioni assunte e le indicazioni impartite alle Aziende sanitarie e ospedalieri regionali in merito” e “se non ritenga opportuno non applicare la suddetta circolare tenuto conto che non risulta in linea con i dettami di una sentenza della Corte costituzionale”.
A sollevare il caso è Raffaella Sensoli (M5s), in una interrogazione alla Giunta in cui sottolinea come “la Circolare chiarisce che a partire dal 1^ gennaio 2015 non opera più il limite del 2010 sulle risorse costituenti i fondi, non si deve procedere alla decurtazione dell’ammontare delle risorse in relazione alle cessazioni di personale e le risorse destinate annualmente al trattamento accessorio del personale devono essere decurtate di un importo pari alle riduzioni operate nel 2014 per effetto del decreto legge 78/2010”.
Ma, rimarca la consigliera, “con la sentenza del 23 giugno 2015 la Corte costituzionale ha affermato due principi fondamentali come il ruolo del sindacato e la temporaneità dei provvedimenti”: in particolare, spiega, ciò significa che “non possono più esserci atti unilaterali” e che “si impone il superamento del blocco e l’apertura dei tavoli negoziali per il rinnovo dei contratti collettivi nazionali di lavoro il tutto il mondo del pubblico impiego”.
(jf)