Sanità e welfare

Sindacati e imprese promuovo il progetto di legge per chiedere più risorse per la sanità

In commissione sanità sono stati ascoltati stakeholder e rappresentanti delle categorie: per tutti bene il pdl ma invitano a prestare attenzione alla spesa

Le categorie e i portatori di interesse dell’Emilia-Romagna promuovono il progetto di legge regionale che propone alle Camere di stanziare più risorse per sostenere e difendere la sanità pubblica e universalistica. Le posizioni sono state espresse nell’ambito di un’udienza conoscitiva in commissione Sanità, presieduta da Ottavia Soncini.

L’assessore alla Sanità Raffaele Donini ha ricordato che il progetto di legge “chiede di adeguare il Fondo sanitario nazionale a 4 miliardi di euro aggiuntivi all’anno per i prossimi 5 anni, di portare al 7,5% del Pil il finanziamento annuale per la sanità e rimuovere la norma che da diversi anni pone un tetto di spesa per il personale dipendente. Proprio ieri a Torino, dove si sta svolgendo il Festival delle Regioni, il capo dello Stato ha invitato a difendere il sistema sanitario nazionale. Servono risposte per mantenere i Lea nelle regioni virtuose come l’Emilia-Romagna. Continueremo a tenere monitorata la spesa nonostante non possiamo incidere su variabili come il costo dei farmaci salvavita e dell’energia”.

Graziano Urbinati presidente Federconsumatori Emilia-Romagna ha commentato: “Sosteniamo positivamente questa iniziativa perché è fondamentale una sanità universale e adeguata. Ai nostri sportelli si presentano sempre più spesso persone costrette a rivolgersi a strutture private. È necessario un finanziamento del governo. Siamo impegnati anche in una raccolta firme per salvaguardare la sanità pubblica”.

Per Gianluca Rusconi vicepresidente Confindustria Emilia-Romagna: “La proposta è condivisibile ma c’è un però: come diamo copertura a questa richiesta per arrivare al 2027 con 20 miliardi in più sul Fondo? La proposta indicata nel pdl, la potenziale crescita del nostro Pil, non è sufficiente poiché i tassi di crescita non sono così significativi. Altro fattore indicato, che nella nostra esperienza non ha dato risultati esaltanti, è la lotta all’evasione fiscale. Occorre lavorare sulla ricognizione della spesa pubblica, che è 1.100 miliardi all’anno ed è sempre in aumento, e sulla spending review. Cerchiamo di rivedere alcune voci di spesa per trovare le coperture sanitarie, altrimenti non si potrà cogliere l’obiettivo”.

Alberto Talamo presidente Cup Emilia-Romagna ha aggiunto: “Pieno sostegno alla Regione per questa proposta per mantenere solida la sanità pubblica. Importante sostenere i giovani che intendono intraprendere professioni dedicate al pubblico servizio. Ben venga l’eliminazione del tetto di spesa per il personale. Anche diversi ordini professionali che aderiscono al CupER sostengono questo pdl”.

Luciano Natali presidente (Associazione italiana ospedalità privata) Aiop Emilia-Romagna ha commentato: “In questa regione c’è stata grande capacità di collaborazione tra strutture pubbliche e strutture accreditate, tanto che le Aiop sono ritenute ‘pubblico allargato’. L’accreditamento ha segnato una svolta: l’esperienza dell’Emilia-Romagna è unica, basta pensare alla gestione nel periodo Covid e delle liste d’attesa. Serve uno sforzo per salvare il Servizio sanitario regionale. Anche il settore socio-sanitario è in una condizione difficile. Servono senz’altro più risorse”.

Marina Balestrieri segretaria regionale confederale Cgil Emilia-Romagna ha evidenziato: “Abbiamo raccolto 8mila firme nella petizione per difendere la sanità pubblica. Ogni mese muoiono 80 persone sul lavoro: occorre finanziare il Ssn anche per sostenere la sicurezza sul lavoro. C’è necessità di uno sforzo in più da parte del governo per tenere in equilibrio il Servizio sanitario regionale e dare sviluppo al Servizio sanitario nazionale. Si deve superare il tetto del personale altrimenti anche nella nostra regione si rischia il blocco del turnover”.

Per Salvatore Cavini presidente della Cna pensionati dell’Emilia-Romagna: “Una delle principali preoccupazioni riguarda la mancanza di strutture sanitarie nelle aree interne e di montagna. Meglio averne meno ma garantirle nelle aree periferiche. La sanità non può diventare un privilegio. Bene i sistemi di accreditamento: c’è bisogno di mantenere un rapporto pubblico-privato. Un paese che può fruire di un servizio sanitario come il nostro deve trovare il modo di finanziarlo adeguatamente”.

Ester Pasetti segretaria confederazione Cosmed Emilia-Romagna ha puntalizzato: “Il tema politico è: cosa vogliono fare la nazione e la Regione per la sanità, che è un patrimonio. Non siamo un paese in salute e la salute in questa nazione non è garantita a tutti allo stesso modo. Siamo in cima alla garanzia dei Lea ma questo comporta sacrificio e investimenti. Andiamo a vedere dove mettiamo le risorse: molte Case della salute rischiano di diventare delle cattedrali nel deserto. Bene il pdl ma vogliamo vedere come verranno spesi i soldi. Importante capire dove spendiamo male”.

Roberto Pieralli presidente Sindacato autonomo medici di emergenza-urgenza ha fatto considerazioni ulteriori rispetto al pdl: “Non si fa mai riferimento a una clausola di salvaguardia per l’adeguamento inflattivo e il tema di come vengono spese le risorse è importante. Bisogna calcolare i fabbisogni di personale dei medici di emergenza-urgenza perché ci sono delle semplificazioni troppo grossolane. Non si possono gestire le risorse umane in questo modo. Bene le risorse in più ma diamoci dei parametri e prestiamo attenzione alla gestione della spesa: le Case della salute sono ormai ‘affitta-ambulatori’ per medici di base, non c’è un servizio strutturato”.

Antonella Rodigliano segretaria regionale Nursind ha ricordato: “Abbiamo già espresso il nostro dissenso alla politica dei tagli che rischia di mettere in crisi il nostro sistema sanitario che è patrimonio di tutti. Gli infermieri hanno messo a rischio la vita in periodo Covid, hanno pagato un contributo in termini di salute e benessere, continuiamo a subire violenze, minacce e discriminazioni. Meritiamo di lavorare in condizioni dignitose per garantire un’assistenza di livello. Bisogna investire adesso se vogliamo avere personale formato”.

Il relatore di minoranza del pdl Daniele Marchetti (Lega) è intervenuto sottolineando: “Dopo 15 anni di tagli nel 2023 sono stati stanziati 2 miliardi di euro per far fronte al caro energia. È chiaro che serve un aiuto in più in ambito sanitario ma il testo di questo pdl è strumentale. Non si può scaricare tutto sul governo nazionale. Per la Corte dei conti nel biennio 20-21 l’Emilia-Romagna ha fatto scelte non coerenti con quanto previsto dal legislatore nazionale per la gestione dell’emergenza Covid e questo ha portato a sovraccarico dei costi. Le difficolta degli anni precedenti pesano sull’intero bilancio regionale e si rischia di togliere risorse da altri ambiti. Governi di centro sinistra hanno tagliato 800 posti letto in regione mettendo in difficoltà intere categorie professionali. Solo che all’epoca non si parlava di tagli ma di riorganizzazione”.

La relatrice di maggioranza Marcella Zappaterra (Partito democratico) ha concluso: “Dobbiamo chiederci che tipo di sistema sanitario vogliamo. Se non aumenta il Fondo sanitario nazionale non avremo più niente da riorganizzare. Se non svoltiamo non potremo garantire livelli di eccellenza perché ci sono dei costi incomprimibili come quelli per i farmaci speciali per i malati oncologici. Lo spartiacque è stato il Covid, quello ci ha messo in difficoltà. Poi si sono aggiunti costi energetici e inflattivi. Bisogni vecchi si sono aggiunti a bisogni di salute nuovi. Controllo della spesa e richiesta di maggiori finanziamenti non sono in contrapposizione. Se finanziamo il Fondo possiamo fare tutti gli aggiustamenti necessari. Senza risorse non abbiamo un futuro. Non rinunciamo a pretendere a sistema sanitario pubblico e universalistico”.

(Lucia Paci)

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