Servono azioni per prevenire ed evitare le aggressioni contro gli operatori sanitari.
A chiederlo, in un’interrogazione, è Giancarlo Tagliaferri (Fdi) che ricorda come “i sindacati, le associazioni di categoria e le società scientifiche sollecitano da tempo interventi e azioni volte alla tutela degli operatori sanitari e socio-sanitari, nei diversi livelli del sistema sanitario, anche regionale. In uno studio effettuato da Nursind, nel 2017, mediante un sondaggio al quale hanno aderito oltre 5mila operatori sanitari, si evidenzia come la violenza si manifesti con aggressione verbale (48,1%), verbale e fisica (45,5%) o fisica (6,4%) e sia stata intrapresa da pazienti (40,1%), parenti (34,3%), entrambi (17%) o altri utenti casuali (8,6%)”.
Da qui l’atto ispettivo per sapere dall’amministrazione regionale “se intenda attivare specifici interventi per aumentare la sicurezza nelle strutture sanitarie, con particolare riferimento ai Pronto soccorso, ai servizi di emergenza urgenza 118 e ai reparti di psichiatria, e se intenda indirizzare le Aziende sanitarie nell’elaborazione di strategie e programmi omogenei specificatamente dedicati alla riduzione del rischio di violenza a danno degli operatori e aumentando la consapevolezza sull’argomento degli stessi nonché a organizzare, di concerto con le Aziende sanitarie, specifici corsi con il coinvolgimento di psicologi e altre figure professionali qualificate, per insegnare a medici, infermieri e operatori sociosanitari in prima linea le tecniche di ‘descaling'”.
Tagliaferri, inoltre, chiede all’esecutivo regionale “di studiare la possibilità di avviare un progetto-pilota finalizzato alla creazione a livello di Aziende sanitarie di uno sportello e/o ambulatorio in grado di offrire un supporto psicologico e cure adeguate agli operatori sanitari e socio-sanitari vittime di aggressioni sul luogo di lavoro, nell’ambito di un più ampio piano di interventi sulla prevenzione dello stress negli ambienti di lavoro”.
(Luca Molinari)