Una soglia minima del rapporto spesa sanitaria-prodotto interno lordo e un incremento percentuale annuo in termini assoluti del fabbisogno sanitario nazionale, anche in funzione anticiclica in caso di riduzione del prodotto interno lordo. Queste sono le richieste inserite in una una risoluzione discussa e approvata oggi in commissione Salute, che vedeva le firme di Raffaella Sensoli del Movimento 5 stelle (prima firmataria), di Paolo Zoffoli, Stefano Caliandro, Paolo Calvano, Manuela Rontini, Luciana Serri, Roberta Mori, Alessandro Cardinali, Valentina Ravaioli e Massimo Iotti del Partito democratico, Igor Taruffi di Sinistra italiana e di Silvia Prodi del Gruppo misto. L’atto d’indirizzo ha ottenuto ampio consenso trovando il favore non solo di pentastellati e democratici, ma anche della sinistra (Prodi e Taruffi hanno aggiunto le proprie firme in Commissione) e della Lega nord. Astenuti invece Forza Italia e Fratelli d’Italia.
“A livello nazionale- ha illustrato Sensoli- è in discussione il nuovo patto della salute. Per questo ho chiesto la calendarizzazione di questa risoluzione. Questo atto verrà proposto in tutte le regioni per trovare il massimo consenso possibile e cercare di girar pagina interropendo quella pratica che ha visto i capitoli di bilancio di Sanità e Istruzione come bancomat utili a finanziare altri settori. Inoltre, nonostante siano stati stanziati quest’anno quattro miliardi in più nel patto per la salute, la clausola di salvaguardia finanziaria è pericolosa: risorse erogate ‘salvo eventuali modifiche che si rendessero necessarie per il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica’. Il nostro sistema sanitario va difeso con politiche strutturali e anche con misure anticicliche”.
Parole a cui sono seguite quelle di Daniele Marchetti (Ln): “Un atto impossibile da non condividere. Ben venga questo invito al governo nazionale. E’ importante infatti chiudere con il passato e dimenticare i tagli lineari che hanno visto il sistema sanitario come principale vittima”.
Più critico Fabio Callori (Fdi): “E’ sicuramente importante richiedere risorse in più ma poi è più pregnante come vengono utilizzate. Si chiedono più risorse ma intanto si chiudono i punti nascita in montagna e si riducono i servizi costringendo i cittadini ad andare in altre regioni per curarsi”. Critiche rigettate dal presidente Paolo Zoffoli: “La finalità di questa risoluzione è giusta. Dire che in Emilia-Romagna non c’è una sanità d’eccellenza è sbagliato: sono molte più le persone che vengono a curarsi qui piuttosto di quelle che vanno in altri territori”.
La risoluzione, inoltre, impegna ala giunta a “sollecitare il governo nazionale per salvaguardare il servizio sanitario regionale e nazionale, garantendo una sostenibilità economica effettiva ai livelli essenziali di assistenza con un adeguato finanziamento del fondo sanitario nazionale e assumendo iniziative per il recupero di risorse economiche”.
Attualmente, si legge nell’atto d’indirizzo, la sanità assorbe solo il 6,6% del prodotto interno lordo e l’intera filiera della salute ne produce circa l’1%. Secondo le stime del rapporto per riallineare il Sistema sanitario nazionale agli standard europei sarà necessaria, continua la risoluzione, nel 2025, una spesa sanitaria di 230 miliardi e, per fare questo, sottolineano i consiglieri, appare necessario soprattutto “mettere in sicurezza le risorse ed evitare le periodiche revisioni al ribasso, ovvero definire sia una soglia minima del rapporto spesa sanitaria/Pil sia un incremento percentuale annuo del fabbisogno sanitario nazionale pari almeno al doppio dell’inflazione”. L’obiettivo è “garantire le esigenze di pianificazione e organizzazione degli interventi necessari in sanità nel rispetto dei principi di equità, solidarietà e universalismo che da 40 anni caratterizzano il servizio sanitario nazionale, tenendo anche conto del Patto per la Salute sottoscritto fra il governo e le Regioni”.
(Andrea Perini)