Sanità e welfare

Sanità, Zoffoli e altri nove dem: “Riconoscere la nevralgia del Trigemino tra le malattie invalidanti”

La risoluzione intende anche sostenere la promozione della ricerca e della sperimentazione sulla patologia e avviare percorsi formativi su diagnosi e cura

Paolo Zoffoli (Pd)

Sollecitare e sensibilizzare, con il coinvolgimento dell’Università e del ministero della Salute, un approfondimento scientifico sulla nevralgia del Trigemino, un disordine cronico del quinto nervo cranico, promuovendone sperimentazione e ricerca. Lo chiede Paolo Zoffoli del Partito democratico in una risoluzione, nella quale invita l’esecutivo ad attivarsi sia con la conferenza Stato-Regioni per riconoscere lo stato invalidante alla patologia, sia con il nucleo di lavoro Pdta epilessia (Percorso diagnostico terapeutico assistenziale) così da “valutare specifici protocolli in collaborazione con i centri di terapia del dolore”. Necessario, inoltre, valorizzare percorsi formativi sulla diagnosi della malattia e sulla sua corretta gestione per alcune categorie di medici e operatori. L’atto è stato sottoscritto anche dai colleghi di gruppo di Zoffoli Antonio Mumolo, Fabrizio Benati, Mirco Bagnari, Stefano Caliandro, Lia Montalti, Enrico Campedelli, Luciana Serri, Manuela Rontini e Marcella Zappaterra.

La nevralgia del Trigemino, che causa episodi di forte e acuto dolore, si manifesta di norma intorno ai cinquant’anni. Spesso però può presentarsi nelle minori fasce d’età, arrivando fino all’infanzia e, argomenta Zoffoli, colpisce i pazienti più volte al giorno e con episodi via via più frequenti nel tempo, impedendo le normali attività quotidiane. L’esponente dem evidenzia che ancora oggi la patologia non è riconosciuta come cronica e invalidante e manca, dunque, un idoneo supporto ai pazienti visto che i medici di famiglia non riescono ad identificarla adeguatamente: “Legata a molteplici fattori e non sempre di facile diagnosi, la malattia non può contare su una cura specifica. I farmaci disponibili richiedono di essere assunti in combinazione fra loro per anni, con effetti collaterali molto pesanti e comunque con un’efficacia riscontrata solo nel 30% dei casi, mentre il restante 70% è costretto a ricorrere all’intervento chirurgico”.

Per favorire il riconoscimento tra le patologie invalidanti, per ridurre o eliminare il costo dei farmaci e per sostenere la ricerca per la prevenzione e la cura, “nei mesi scorsi un gruppo rappresentativo di malati ha rivolto alle Istituzioni italiane, comprese le Regioni, una istanza con cui chiede di farsi carico della problematica”. Alcune Regioni hanno già ascoltato e appoggiato le richieste dell’associazione, “che anche questa Assemblea ritiene di condividere”.

(Nicoletta Pettinari)

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