Scuola giovani e cultura

In Emilia-Romagna cresce la richiesta di servizi per l’infanzia

In deciso aumento il numero delle domande nei nidi, con un aumento di oltre 3.500 unità (+17%): nel contempo, tuttavia, sono aumentate anche le domande non accolte (quasi 1.800) portando la percentuale della lista di attesa dal 18,3% del 2021/2022 al 23% del 2023/2024. Nel totale, i finanziamenti regionali destinati al sistema educativo integrato è aumentato, passando da quasi 50 milioni di euro nel 2021 a circa 72,5 milioni nel 2024

Sempre più bambini, nella fascia 0-3, usufruiscono dei servizi per l’infanzia in Emilia-Romagna. Nell’anno 2023/2024, si contavano 88.988 bambini nella fascia 0-3, di cui 37.237 collocati all’interno dei servizi educativi, vale a dire il 41,8%, con un aumento di 6.368 unità (+21%) avvenuto tra il 2020/2021 e il 2023/2024. I nidi d’infanzia costituiscono, ad oggi, la maggior parte dei servizi educativi, con circa l’83% in termini di servizi e circa il 94% per quanto riguarda i posti. La crescita più significativa ha riguardato le “sezioni primavera” che accolgono bambini dai 24 ai 36 mesi, con quasi 4mila bambini in più (+14%) nel triennio. E questo, nonostante il calo demografico che sta colpendo la regione dal 2009, con quasi 14mila nati in meno (-32%) e una riduzione di circa 65mila bambini (-26%) nella fascia 0-3.

Con la pandemia ormai alle spalle, che aveva fatto registrare un minimo storico nel 2020/2021, i servizi per l’infanzia hanno perciò mostrato una buona ripresa. In deciso aumento è il numero delle domande nei nidi, con un aumento di oltre 3500 unità (+17%): nel contempo, tuttavia, sono aumentate anche le domande non accolte (quasi 1800) portando la percentuale della lista di attesa dal 18,3% del 2021/2022 al 23% del 2023/2024.

Sono alcuni dei numeri emersi nel corso della Commissione Giovani e Scuola, presieduta da Maria Costi, che ha fatto il punto sull’attuazione della legge regionale 19 del 2016 in materia di “Servizi educativi per la prima infanzia”, per i tre anni educativi 2021/2022, 2022/2023 e 2023/2024. “Oggi illustriamo una clausola valutativa importantissima – spiega Costi – che riguarda tutta quell’ampia gamma di servizi nei quali la Regione investe in modo rilevante, per mettere al centro la genitorialità come valore sociale”.

In apertura, l’assessora alla Politiche per l’infanzia, Isabella Conti, ospite della commissione, ha voluto esprimere vicinanza e solidarietà alla famiglia e alla comunità parmense tutta, a seguito del decesso di un bimbo di 17 mesi, durante il sonno, in un nido di Parma.

“Il servizio nido è percepito come bisogno autentico, nonostante il calo delle nascite – esordisce Conti -. Ancor prima che un servizio di welfare per famiglie, il nido è agenzia educativa per i bambini. Ed è questo l’approccio che intendiamo perseguire, secondo il quale il nido diventa un vero e proprio ascensore sociale”. L’assessora Conti si dice “soddisfatta dei numeri che la Regione presenta e che testimoniano come sia stato costruito un sistema di servizi davvero avanzato a livello nazionale, con grande attenzione all’innovazione e all’accessibilità”. “Oggi, su 330 comuni, 275 hanno servizi per l’infanzia 0-3, di cui 79 in aree montane”. Conti rimarca anche come la percentuale di copertura sia del 42% (cioè la percentuale di bambini 0-3 collocati nei servizi), a fronte di un tasso di occupazione dei posti dell’89%. “Significa che i posti oggi sono in numero maggiore rispetto alla domanda – va avanti Conti -. Ovviamente ci sono territori sovradimensionati e altri sottodimensionati rispetto alla domanda, e dobbiamo capire come utilizzarli tutti. In questo, le convenzioni tra territori possono risultare vincenti”. L’assessora ricorda, a tal proposito, anche il bando da mezzo milione, proprio per scongiurare la chiusura dei servizi per l’infanzia nelle aree montane e alluvionate.

Se da un lato il nido resta il riferimento principale dei servizi 0-3, risultano invece in calo gli “spazi bambini”, con una perdita di quasi il 30%, secondo una tendenza che va avanti da un decennio: dagli 863 bambini del 2014/2015 si è passati ai 342 del 2023/2024. “Un calo che si sta verificando da diversi anni – precisa Conti – e che ci dice che le famiglie oggi hanno bisogno di un servizio che non sia intermittente”.

In crescita i servizi domiciliari, con un aumento di 171 bambini nel triennio, raggiungendo una quota di 946 utenti nel 2023/2024. I centri per bambini e famiglie hanno registrato un calo rispetto al periodo pre-pandemico: nel 2023/2024 ne hanno usufruito 479 bambini contro i quasi 1000 del 2014/2015. Crescono anche i nidi privati accreditati, passati da 441 nel 2022 a 537 attuali (sui 1028 nidi totali) rappresentando dunque quasi il 66%, sui quali l’assessora si sofferma: “Senza il privato accreditato non riusciremmo ad avere la copertura attuale e a rispondere alle richieste”.

Infine, l’assessora evidenzia l’obiettivo, che la Regione si è data da diversi anni, di garantire il servizio di nido gratuitamente, in particolare nelle aree montane e interne. “Nelle aree montane siamo riusciti a garantire la gratuità fino a un ISEE di 40mila euro – conferma l’assessora -. Altro obiettivo è quello di provare a fare in modo che il bonus INPS nazionale sia erogato ai Comuni, perché per le famiglie può risultare complesso e non scontato compilare la domanda sulla piattaforma e anche perché il rimborso arriva dopo diversi mesi: ciò significa che le famiglie devono anticipare la retta”.

Per quanto riguarda i costi sostenuti dai Comuni, si è registrato un aumento generale, con particolare riguardo al costo delle convenzioni. Aumenti dovuti anche alle misure regionali per l’ampliamento dei posti, attivate grazie ai fondi FSE+: molti Comuni hanno stipulato convenzioni con posti privati per ampliare l’offerta e abbattere le liste d’attesa. Nel complesso, i costi delle convenzioni sono aumentati dell’80%: da circa 12,7 milioni nel 2021 a circa 22,8 milioni nel 2023. Aumento bilanciato dalle misure regionali di abbattimento delle rette che hanno ridotto i costi a carico dei Comuni. Nel totale, i finanziamenti regionali destinati al sistema educativo integrato è aumentato, passando da quasi 50 milioni di euro nel 2021 a circa 72,5 milioni nel 2024, di cui circa 9,8 milioni di euro per l’abbattimento delle rette nei Comuni montani e nelle aree interne.

Il dibattito in commissione

Valentina Castaldini (FI), nel corso della commissione, ha evidenziato quanto “siano fondamentali  e preziosi questi servizi”, nonché “l’apporto decisivo dei fondi europei che ci ha permesso di arrivare a questo punto”. “E’ importante capire come fare passi avanti, come dare sempre più risposte, come usare i fondi europei per ampliare l’offerta. Sarà fondamentale anche aiutare le scuole paritarie ad accedere ai fondi europei”. Castaldini, in chiusura, ha ricordato anche i 4500 posti nido in più pianificati grazie ai fondi PNRR.

Fabrizio Castellari (Pd) ha parlato di “dati molto positivi che ci porteranno con molto anticipo a raggiungere l’obiettivo di copertura europeo del 2030” (fissato al 45%). “C’è la percezione diffusa del valore educativo di questo servizio che qui ha una storia di 50 anni e che trova la sua forza nella qualità degli operatori e delle operatrici, nel fatto che i costi per molte famiglie sono vicini allo zero, nella coesione tra enti locali e mondo della cooperazione, uniti in un unico progetto educativo che accoglie, integra e include”, afferma.

Anna Fornili (Pd) ha posto il tema delle liste d’attesa ancora al 23%. “In alcuni territori il problema è molto forte – spiega -. Per esempio, sul territorio reggiano è molto sentito perché la richiesta è più alta e tante famiglie restano escluse, soprattutto per quanto riguarda la sezione lattanti. Anche perché i privati accreditati ne accolgono pochissimi e non riescono ancora a bilanciare le richieste come invece avviene per altre fasce di età”. Fornili concorda sul fatto di “dover interpretare il nido come scuola e istruzione: e, sulla base di questo approccio, il servizio deve dunque diventare universalistico”.

Ludovica Carla Ferrari (Pd) ha posto l’accento sui benefici e sostegni che vengono erogati, con riferimento, ad esempio, al bonus INPS, sostenendo la necessità di “superare la logica del bonus a favore di soluzioni strutturali”. Plaude ai risultati della clausola valutativa: “Ci siamo dati come obiettivo il passaggio dei nidi da un servizio di welfare a un servizio di scuola e istruzione, un’assunzione di responsabilità verso il futuro di tutti noi e delle nostre comunità”.

Simona Lembi (Pd) ha rimarcato “la centralità di questi servizi nel sistema complessivo, servizi che fanno bene a tutti, alle famiglie, alle comunità territoriali, allo sviluppo economico”. “Vanno affrontate le fragilità territoriali, non solo delle aree montane: colpisce come la copertura nel bolognese sia al 48% mentre nel ferrarese sia quasi dieci punti in meno. E’ perciò importante lavorare per far compiere passi avanti a tutto il sistema regionale”.

(Brigida Miranda)

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