“Stessi lavoratori, ma con un lavoro più impegnativo, con uno stipendio ridotto, con costi per gli utenti che non calano e senza alcun risparmio (noto) per il Comune e soggetti privati terzi che operano in logica d’impresa traendone profitto”.
E’ questo il quadro disegnato da Raffaella Sensoli (M5s) in un’interpellanza per descrivere la gestione dei servizi educativi per l’infanzia da parte del Comune di Rimini, che si avvarrebbe di “soggetti esterni, per lo più cooperative sociali”.
“I servizi esternalizzati – spiega la consigliera – non costituiscono tuttavia un incremento dell’offerta preesistente, ma sostituiscono interventi svolti in precedenza direttamente dal pubblico: non si tratta, quindi, di un’estensione dell’offerta assicurata attraverso il ricorso a soggetti privati, ma di una cessione di spazi d’azione del pubblico”. Sensoli punta il dito, in particolare, sulle condizioni lavorative e contrattuali peggiorative applicate al personale utilizzato dalle cooperative, sia sul piano del monte ore settimanale, 38/40 ore contro le 36 del contratto applicato dagli enti locali, che su quello retributivo, circa 1.200 euro netti contro circa 1.400. Dunque, – rileva Sensoli – la retribuzione per i lavoratori è inferiore, le condizioni di lavoro più pesanti, le mansioni le medesime, con il risultato che i dipendenti ci rimettono, le famiglie pagano le stesse rette di prima e chi ci guadagna “può essere solo il gestore esternalizzato”. La consigliera ricorda anche che il personale attualmente utilizzato dalle cooperative è quello precedentemente assunto dal Comune a tempo determinato, personale che risponde ai requisiti di qualità previsti dalla Regione, e rileva che la stessa “legge regionale di settore, 19/2016, a fianco dello smantellamento del sistema di accreditamento dei privati per la gestione di servizi pubblici, ha previsto che i soggetti autorizzati redigano ‘un piano finalizzato alla prevenzione, valutazione e gestione del rischio stress lavoro-correlato’”. Al contrario, lavorare molte ore, in funzioni delicate, guadagnando circa il 15-20% in meno rispetto a quanto si percepiva pochi mesi prima, svolgendo le stesse attività, può ingenerare – secondo Sensoli – una situazione di “stress lavoro-correlato”.
Alla luce di queste constatazioni, l’esponente del M5s chiede alla Giunta per quali ragioni i lavoratori, già impegnati nei servizi educativi per la prima infanzia, percepiscano una retribuzione nettamente inferiore a fronte dello stesso tipo di attività, di analoghe responsabilità e di orari anche accresciuti e perché alle famiglie, a fronte di questa situazione, non siano stati ridotti i costi.
Un altro quesito riguarda i motivi per cui la Regione abbia rinunciato alla funzione di regolazione del sistema dei servizi educativi per la prima infanzia, accettando l’adozione di soluzioni che determinano il peggioramento delle condizioni di lavoro di personale qualificato con evidenti vantaggi solo per i soggetti privati appaltatori.
Sensoli, infine, vuole sapere se condizioni come quelle descritte possano provocare casi di “stress lavoro-correlato”.
(Antonella Celletti)