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Sessione europea. Relazione in commissione Bilancio: L’Emilia-Romagna paga il prezzo della crisi, ma raggiunge e supera gli obiettivi europei su ricerca, istruzione e welfare

Via ufficiale alla sessione europea con i dati delle politiche europee e delle ricadute a livello regionale presentati nella commissione presieduta da Massimiliano Pompignoli: flessione di prodotto interno lordo e occupazione, ma numeri ottimi su sviluppo, giovani laureati, tasso di abbandono scolastico e rischio povertà

Un’Emilia-Romagna che riesce a raggiungere gli obiettivi prefissati dall’Europa e a superarli su temi come la ricerca e lo sviluppo, l’istruzione e il welfare. Ma anche un’Emilia-Romagna che, come il resto del paese, paga caro il prezzo della pandemia su prodotto interno lordo e occupazione, soprattutto nei settori della moda, della metallurgia e dei macchinari. Sono questi i dati che emergono dalla relazione per la sessione europea dell’Assemblea legislativa per l’anno 2021, presentata in commissione Bilancio, presieduta da Massimiliano Pompignoli. Un momento che dà il via ufficialmente alla Sessione europea, con il coinvolgimento di tutte le commissioni assembleari e con l’approvazione di una risoluzione di indirizzo alla Giunta sulla partecipazione della Regione alla formazione e all’attuazione del diritto dell’Unione europea (sarà discussa in aula l’11 maggio prossimo).

“Un momento importantissimo per la Regione, in una fase totalmente nuova a causa della pandemia da Covid-19”, spiega la Giunta. “Siamo di fronte a un’Europa che si muove in maniera del tutto inedita. La materia sanitaria, ad esempio, era considerata una ‘cenerentola’ di minore importanza, mentre ora è fondamentale e l’Unione le riserverà un impegno strategico e consistente”. Tra le risorse “inedite”, e superiori rispetto al passato, stanziate dall’Europa per la ripartenza quelle del Next generation EU (740 miliardi per il 2021-2026), quelle del dispositivo per la ripresa e la resilienza (672 miliardi) e quelle del React-EU per le realtà territoriali locali (47,5 miliardi di euro). “Dobbiamo cogliere le opportunità di questa crisi per uscirne come un paese nuovo”.

La relazione per la sessione europea cerca di fornire un quadro generale aggiornato delle politiche europee e delle loro ricadute a livello statale e regionale, a partire dalle conseguenze economiche della pandemia in Emilia-Romagna. Secondo le previsioni elaborate a gennaio da Prometeia, nel 2020 gli effetti della pandemia dovrebbero portare a una caduta del prodotto interno lordo regionale pari al 9,2 per cento, nettamente superiore a quella registrata nel 2019, mentre nel 2021 si stima una parziale ripresa del pil del 5,4 per cento. L’industria è il settore che, nel 2020, dovrebbe aver risentito maggiormente delle misure adottate per contrastare la pandemia, con una contrazione attesa del valore aggiunto pari all’11,9 per cento. Anche per i servizi si stima una flessione pesante, dell’8,7 per cento, mentre per le costruzioni il calo del valore aggiunto dovrebbe fermarsi al 5,6 per cento (forse anche grazie a misure come il superbonus 110%). L’emergenza sanitaria ha avuto pesanti ripercussioni anche sul mercato del lavoro. Nel terzo trimestre del 2020, in Emilia-Romagna risultano occupate poco più d 1 milione e 978 mila persone, con una flessione di 41,4 mila unità (-2,1 per cento) rispetto allo stesso periodo del 2019. Il tasso di occupazione regionale (15-64 anni), pur segnando un calo tendenziale di 1,5 punti percentuali, si attesta al 68,4 per cento, collocando l’Emilia-Romagna al secondo posto tra le regioni italiane, dopo il Trentino-Alto Adige (71,4 per cento). Non tutti i settori economici hanno risentito allo stesso modo degli effetti della pandemia. Ad essere maggiormente penalizzate sono state le esportazioni delle industrie della moda, della metallurgia, del settore dei macchinari e delle apparecchiature meccaniche.

Per quanto riguarda invece il raggiungimento degli obiettivi della strategia europa 2020, l’Emilia-Romagna si conferma tra le regioni italiana che hanno ottenuti i risultati migliori. La nostra regione traina, infatti, la spesa in ricerca e sviluppo italiana continua a collocarsi al secondo posto nella graduatoria regionale per spesa complessiva in percentuale del pil, dopo il Piemonte e prima del Lazio. Anche in settori dove l’Emilia-Romagna non brilla, come quello del consumo di energia da fonti rinnovabili (nel 2018 la nostra regione era terz’ultima in Italia), sono stati raggiunti target buoni. Sul tasso di abbandono scolastico, ovvero sul numero di giovani che abbandonano prematuramente gli studi, l’Emilia-Romagna, ha da tempo superato il target nazionale e raggiunto un’incidenza dell’11,3 per cento nel 2019, oltre un punto percentuale al di sopra dell’obiettivo Ue. Nell’ultimo anno, c’è stato un lieve peggioramento del tasso di abbandono scolastico regionale da ricondurre alla sola componente maschile: il dato relativo ai giovani uomini aumenta di 1,2 punti percentuali mentre quello delle donne diminuisce di 0,6 punti percentuali. L’Emilia-Romagna spicca poi per il numero di giovani laureati con un tasso del 34 percento (l’obiettivo italiano era del 26 percento, molto al di sotto di quello europeo del 40 percento). Anche qui i dati che riguardano le donne sono migliori di quelli degli uomini, con un tasso del 40 percento per le prime, contro un 28 percento dei secondi. Dati ottimi anche riguardo al rischio di povertà o esclusione sociale: in Emilia-Romagna è al 15 percento, contro il 25 dell’Italia e il 21 del resto d’Europa.

(Giulia Paltrinieri)

 

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