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SESSIONE EUROPEA. TTIP, DE CASTRO: “D’ACCORDO SULLA TRASPARENZA, MA MERCATO USA SBOCCO FONDAMENTALE PER NOSTRO EXPORT AGROALIMENTARE”

SESSIONE EUROPEA. TTIP, DE CASTRO: “D’ACCORDO SULLA TRASPARENZA, MA MERCATO USA SBOCCO FONDAMENTALE PER NOSTRO EXPORT AGROALIMENTARE”

Un volume d’affari che raggiunge ogni anno i 700 miliardi di euro di scambi di beni e servizi tra Usa e Unione europea, con una media di circa 2 miliardi al giorno, il 4% dei quali riguarda i prodotti agricoli e agroalimentari, con un saldo attivo per l’Europa di circa 6 miliardi, cresciuto negli ultimi 10 anni del 40%.

È questa la posta in gioco al centro trattato per il commercio e gli investimenti (TTIP, Transatlantic trade and investment partnership) al centro del negoziato tra Ue e Usa di cui ha parlato oggi nel corso della Sessione europea dell’Assemblea legislativa regionale l’onorevole Paolo De Castro, componente della commissione Agricoltura e sviluppo rurale e della Delegazione per le relazioni con gli Stati Uniti del Parlamento europeo.

“L’ accordo- ha ricordato De Castro, che è anche relatore del documento in sede parlamentare Ue- si pone l’obiettivo di rimuovere gli ostacoli su commercio e investimenti attualmente esistenti ed è giunto al nono round negoziale”, è quindi “ancora acerbo, non essendo stata raggiunta alcuna definizione puntuale”. Nell’ambito del trattato, il settore agroindustriale è fra i più importanti “ed è anche quello che maggiormente sta attirando l’attenzione dell’opinione pubblica italiana per la sensibilità che il tema riveste per i consumatori. Proprio per l’attenzione che suscita- ha sottolineato De Castro nel suo intervento in Aula- vanno precisati i contorni del negoziato, che si occupa di barriere tariffarie e non tariffarie e di indicazioni geografiche”. Per quanto riguarda i prodotti dell’agroalimentare emiliano-romagnoli, ci potrebbero, ad esempio, “essere ricadute sulle esportazioni dei prodotti di salumeria, per i quali attualmente vigono restrizioni negli Usa, o per il Parmigiano Reggiano, che se venduto fuori quota subisce un sovraccarico di tassazione pari a 2,5 dollari il chilo. Così come per la frutta secca che esportiamo (in Romagna c’è un significativo comparto di produzione), su cui gravano importanti tasse negli Usa”.

Un ulteriore tema che va affrontato è quello dei prodotti cosiddetti “Italia sounding”, scambiati per italiani dai consumatori nord-americani: un mercato di rilievo, se si pensa che su 10 prodotti di questo tipo venduti negli Usa, solo uno è autentico prodotto alimentare italiano. “Solo che in questo caso- ha ricordato De Castro- non è corretto parlare di frode, perché in Usa non vigono le regole europee. Quindi un accordo commerciale è l’unica strada per affrontare questo tema”.

“La definizione dei contorni dell’accordo e la trasparenza sono importanti- ha detto ancora De Castro- bisogna ricordare che le regole definite dai regolamenti comunitari non cambiano con l’eventuale entrata in vigore dell’accordo, così come non cambiano le leggi federali americane. Al momento, pertanto, non c’è rischio per molti dei temi paventati dai detrattori del trattato e il dibattito va mantenuto nell’ambito dei campi su cui sono al lavoro i negoziatori. Attori di un confronto che peraltro è anche interno alla stessa Unione europea, che vede due fronti: quello dei Paesi del nord Europa, che vede rischi competitivi, sono loro i più critici, e quello dei paesi del sud Europa, tra i quali l’Italia, cioè gli esportatori di prodotti agroalimentari finiti”.

D’altra parte, “la platea Usa- ha concluso- costituita da 350 milioni di abitanti e un reddito pro capite pari a 1,5 volte il nostro, rappresenta uno sbocco fondamentale per l’export agroalimentare italiano”.

(is)

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