Governo locale e legalità

Settimana della Legalità. In Assemblea gli strumenti per “stanare” mafie e fake news

Approfondimento di indicatori utili a riconoscere la disinformazione e le irregolarità negli appalti e nei cantieri

Dall’analisi del lessico mafioso all’algoritmo per scoprire le “bufale”, dai sistemi informatici per vigilare sui cantieri e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro a quelli per individuare le imprese illecite. L’incontro Stanare le mafie: nuovi strumenti per riconoscere fake news e buone imprese, organizzato in occasione della Settimana della Legalità dell’Assemblea legislativa, è stato dedicato all’approfondimento di tutti quegli strumenti e indicatori utili a riconoscere la disinformazione in rete (e non solo) e le irregolarità negli appalti e nei cantieri. “Sono solo alcuni degli strumenti che nella nostra regione sono stati messi in campo per la lotta alla mafia”, ha sottolineato il consigliere regionale Fabrizio Benati aprendo i lavori. “L’attività di contrasto la fanno la magistratura e le forze dell’ordine, ma sono essenziali anche strumenti culturali e di conoscenza. Riconoscere la mafia, vuol dire poterla contrastare”.

La studentessa dell’università di Bologna Giulia Donnarumma ha presentato la sua tesi di laurea in linguistica La lingua batte dove la mafia vuole. Proposta di analisi linguistica di Cosa Nostra: uno studio del lessico mafioso, che ha preso le mosse anche dalle trascrizioni delle intercettazioni ambientali dei dialoghi tra Riina e Lorusso e che ha evidenziato come la mafia parli attraverso metafore, allusioni, silenzi ed espressioni gergali tipiche di un’organizzazione ‘chiusa’. “La mafia utilizza la lingua come strumento di potere e come fattore identitario- ha sottolineato- se comprendiamo la lingua mafiosa possiamo fare piccoli passi per contrastarla”.

A esporre i risultati della prima sperimentazione di analisi Big Data per il contrasto delle fake news è invece Massimo Parrucci del Servizio Diritti dei cittadini in supporto al Corecom: un algoritmo attribuisce un valore di attendibilità ai nuovi post, che vengono classificati in base agli utenti che vi hanno interagito, stabilendo se si tratta di informazione affidabile o disinformazione. La classificazione dei profili viene effettuata facendo riferimento a Butac.it, blog di denuncia per fonti di informazione non attendibili. “A settembre 2019- ha annunciato Parrucci- avremo anche un elenco di merito per le imprese dell’editoria”. A questo proposito il consigliere Giorgio Pruccoli ha sottolineato l’importanza della legge regionale per l’editoria che “sostiene l’editoria locale, mezzo fondamentale per informare i cittadini”.

Daniele Senzani, docente di Diritto pubblico dell’università di Bologna, si è occupato di imprese illecite e del ruolo della pubblica amministrazione: “I sistemi di valutazione dell imprese illecite- ha spiegato- si concentrano su quelle imprese che hanno rapporti economici con la pubblica amministrazione e non su quelle aziende che operano nel privato. Fuori dal sistema dei contratti pubblici non c’è nulla, eppure le imprese illecite al di fuori ci sono e sono tante. Bisogna lavorare su questo aspetto”.

Dei sistemi informativi promossi dalla Regione per la sicurezza nei cantieri si è occupato Daniele Ganapini di Ervet, che ha sottolineato come l’ente pubblico abbia la funzione di osservatorio per la sicurezza: la Regione, ad esempio, raccoglie informazioni sulle notifiche preliminari per l’apertura di un nuovo luogo di lavoro che vengono comunicate alle Ausl, all’Ispettorato del lavoro e all’amministrazione concedente. Oggi un accordo sancisce che anche le prefetture possano avere accesso al sistema informativo delle notifiche e per ottemperare a questo obbligo si potrebbe in futuro utilizzare Sico, il sistema informativo costruzioni che permette ai committenti di espletare gli obblighi in maniera tempestiva e che assegna un bollino di merito ai cantieri in materia di sicurezza.

Sempre di sicurezza sul lavoro e legalità ha parlato anche Santo Lazzara di Inail Emilia-Romagna, che ha spiegato come il 95% delle aziende censite ha meno di 10 addetti, non si occupa di appalti pubblici e ha una gestione familiare. “Questo è un terreno fertile per la criminalità organizzata, perché, senza generalizzare, nelle piccolissime imprese è solo il profilo etico dell’imprenditore a fare la differenza e a determinarne l’appartenenza all’area bianca, grigia o nera”. Molte imprese spesso, secondo Lazzara, sfuggirebbero alla vigilanza: “Servono investimenti per i controlli e per banche dati comuni, perché Legale non è sempre sicuro ma Illegale è quasi sempre insicuro”.

Infine, Carlo Pilotti, responsabile relazioni con le organizzazioni territoriali Unipol, ha approfondito il tema della “collaborazione tra imprese e parti sociali, elemento indispensabile di promozione della legalità”.

(Giulia Paltrinieri)

 

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