Nel terzo anniversario del sisma del 20 e 29 maggio 2012, “è tempo di bilanci”. Lo afferma la consigliera Giulia Gibertoni (M5s) in una interrogazione rivolta alla Giunta regionale in cui rileva che “i dati sulla ricostruzione, diffusi dal presidente Stefano Bonaccini, per le attività produttive e per la residenzialità privata parlano del raggiungimento dell’obiettivo del 60 per cento, nonostante i comitati locali parlino di ricostruzione ancora allo stato embrionale”.
Per quanto riguarda, invece, la ricostruzione delle opere pubbliche e dei beni culturali l’unico dato fornito, scrive la consigliera, è “la messa a disposizione della struttura commissariale di 536 milioni della prima tranche della legge 16/2012, Norme per la ricostruzione nei territori interessati dal sisma del 20 e 29 maggio 2012, (oltre a 407 milioni di euro di cofinanziamenti-assicurazioni, fondi propri, donazioni …)”, un dato che “non significa affatto che la ricostruzione sia partita ma solo che sono state postate le somme”.
Gibertoni segnala inoltre che “nei comuni della bassa modenese colpiti dal sisma gli interventi sono destinati a opere in buona parte concentrate nei centri urbani” e che il “Piano regionale dovrebbe concentrarsi su azioni finalizzate a sostenere tutti i centri esistenti affinché si evitino chiusure o accorpamenti”.
“E se pure si può concordare sulla bontà della legge 16,-rileva- non si può essere entusiasti rispetto ai risultati ottenuti, e non a caso Bonaccini non dà alcuna informazione sullo stato di attuazione degli interventi finanziati con i fondi di questa norma, disponibili per il recupero dei luoghi di aggregazione, che connotano l’identità di ciascun centro urbano, ma parla solo di fondi ‘messi a disposizione’”. E a parere della consigliera emerge “un risultato veramente sconfortante”, confermato dall’analisi delle tabelle prodotte dalla struttura tecnica commissariale: “Rispetto ai 536 milioni di euro della prima tranche, sono stati complessivamente erogati solo 21 milioni, pari al 3,72 per cento degli importi stanziati; con una netta prevalenza (6,30 per cento) per gli interventi al disotto della soglia dei 50.000 euro relativi cioè a interventi che non necessitano di procedure di gara ma che incidono veramente poco sul complessivo”.
Gli altri interventi sono ancora nel “tortuoso iter delle approvazioni da parte della Stcd (struttura tecnica del commissario delegato) e non si sa quando saranno bandite le gare, individuati gli aggiudicatari e cominciati i lavori: e siamo solo al primo stralcio”.
E ciò è “particolarmente grave”, sottolinea la consigliera, “perché non è sufficiente ricostruire il tessuto produttivo o finanziare la residenzialità privata, senza la contestuale garanzia della ripartenza della vita civile”.
Il Movimento 5 stelle “ha fatto una verifica su alcuni immobili significativi delle collettività colpite (monumenti e strutture pubbliche) presi a campione. Per questi ultimi ci sarebbe un impegno imponente di oltre 109 milioni di euro, a cui tuttavia non sembrerebbe corrispondere alcun reale intervento: gli edifici sarebbero ancora nello stato post sisma, con le sole opere di messa in sicurezza (alcune in evidente stato di incipiente degrado)”.
“Se lo stato dell’arte fosse effettivamente quello che emerge a seguito dei sopralluoghi- conclude Gibertoni- il fallimento della legge 16 sarebbe chiaro”.
Di qui, la richiesta di conoscere se lo stato della ricostruzione “sia quello emerso in seguito ai sopralluoghi di una serie di edifici”, e per ciascuno di essi si vuole conoscere “se sia stato redatto e approvato il progetto esecutivo, se siano stati affidati i lavori e con quale esito, in caso affermativo se sia stato sottoscritto il contratto con l’impresa aggiudicataria, quanti giorni siano previsti per ultimare i lavori, se questi siano già iniziati e in che data”.
(ac)