“A volte sentiamo dire che il giornalismo è morto, ma non è così. Ci sono tanti problemi, le case editrici sono in crisi, ma il giornalismo è vivo e trova nuove forme, talenti, entusiasmi, idee e linguaggi”. Il presente e il futuro dell’informazione sono al centro della lezione di Stefano Nazzi, giornalista de “Il Post”, scrittore e autore di podcast di successo, che ha inaugurato il master di Giornalismo dell’università di Bologna diretto da Fulvio Cammarano e sostenuto anche dall’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna.
Ragionando della salute della professione al giorno d’oggi, Stefano Nazzi ha spiegato agli allievi del master che “la differenza la fanno ancora la qualità, l’approfondimento, l’autorevolezza, la credibilità. Il rispetto verso i fatti. Il podcast, così come giornali, tv, radio, è strumento attraverso cui si fa informazione. Ciò che conta è chi usa questi strumenti e come, il talento e la credibilità”. E anche i social network “non sono solo distorsione, sono anche quello, ma c’è chi, anche lì, cerca di fare giornalismo. È una questione di scelte, di misure, tono, linguaggio. Saper scegliere come comunicare e, da parte di chi ascolta e legge, scegliere da chi avere le informazioni”.
Nazzi ha poi criticato, dall’altra parte, “l’inseguimento quasi ossessivo da parte di tutta l’informazione, anche quella tradizionale e autorevole, di ciò che accade sui social, dove tutto viene amplificato e diventa totalizzante: bisognerebbe contestualizzare e spiegare, trovare un equilibrio di racconto, a cui spesso i media tradizionali hanno abdicato. La rincorsa ai social crea una narrazione che non spiega, non approfondisce, non contestualizza, ma amplifica”. Nazzi ha infine parlato dell’importanza dell’uso delle parole “per spiegare ciò che accade, non per suscitare emozioni. A suscitare emozioni sono i fatti. Le parole giuste e corrette sono importanti, rimangono, vengono assimilate”.