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Strage Bologna, cartoline per ricordare le vittime

Ottantacinque vite spezzate, raccontate una ad una, in pieghevoli che sono stati distribuiti al corteo di commemorazione

Venturoli, Pizzirani, Saliera
Venturoli, Pizzirani, Saliera

Raccontare ciò che i numeri non riescono a trasmettere, questo l’obiettivo del progetto messo a punto dall’Assemblea legislativa in collaborazione con l’Associazione dei Famigliari delle vittime. E così oggi, 2 agosto 2016, in occasione del 36° anniversario della strage di Bologna, durante il corteo di commemorazione, sono state distribuite le cartoline, tutte diverse, con le ottantacinque biografie delle vittime della strage.

L’iniziativa- svolta grazie all’aiuto dei volontari dell’associazione e dai cittadini presenti in piazza- è stata organizzata e presentata la settimana scorsa dal presidente dell’Assemblea legislativa Simonetta Saliera, da quello dell’associazione dei famigliari delle vittime, Paolo Bolognesi, dalla vicepresidente dell’associazione, Anna Pizzirani e dalla storica Cinzia Venturoli, che ha curato materialmente la redazione delle biografie.

Ogni numero rappresenta “esistenze finite, sogni interrotti e famiglie distrutte”: una narrazione che deve essere fatta per far rivivere nel nostro immaginario ogni persona vittima della strage. Da qui, la decisione di riprodurre in ottantacinque cartoline, una per ogni vittima, il loro ricordo. In ognuna di queste cartoline troviamo quindi, da un lato, la storica immagine della stazione colpita, e, dall’altro lato, il breve racconto che ci riporta alla mente chi era e cosa faceva la persona a cui è dedicata.

Vogliamo la verità su tutte le stragi, ogni amnesia nasconde una sommaria amnistia”.

E’ la frase stampata a lettere cubitali, rosse, su ogni cartolina e firmata dalla presidente dell’Assemblea, Simonetta Saliera. “E’ sempre più importante ricordare il momento della strage e ciò che ha significato per Bologna, ma soprattutto per chi era lì, magari per caso” ha detto Saliera. “Crediamo- ha aggiunto- che sia un contributo alla conoscenza di questi morti, ma anche un monito e un richiamo agli atti di terrorismo e alle stragi che accadono in tutto il mondo. Si tratta sempre di vite, sentimenti, storie che si interrompono improvvisamente senza sapere il perché”.

“Un’idea molto bella”. L’apprezzamento per il progetto è arrivato da Paolo Bolognesi, presidente dell’Associazione, intervenuto durante la conferenza stampa, in collegamento skype dal Parlamento. Bolognesi ha anche ricordato la recente approvazione del reato di depistaggio che rappresenta, a suo avviso, “un fatto molto rilevante per tutti”.

La vicepresidente dell’Associazione dei Famigliari, Anna Pizzirani, ha ringraziato l’Assemblea per l’impegno costante mirato a ricordare questa “strage efferata”, anche promuovendo incontri nelle scuole medie e superiori per far conoscere i fatti, e all’obiettivo di giungere alla completa verità.

Cinzia Venturoli, la storica che si è occupata materialmente di compilare la storia di ogni vittima attingendo da fonti giornalistiche e dagli archivi del Comitato, ha raccontato alcuni aneddoti delle vittime, brevi flash di vita quotidiana ritrovati nei documenti. Tra questi, la storia di Lina, poco citata nella stampa di allora e che ora, dopo 36 anni, è diventata più nitida e precisa nel ricordo del figlio.

“Personalizzare i numeri”, come spiega Venturoli, significa far capire di che cosa parliamo, di cosa significhi una strage.

E storia è anche il breve scritto, stampato nella cartolina, dove si ricorda che le vittime provenivano da 50 città diverse: 9 erano stranieri, 19 gli studenti, 5 insegnanti, 14 operai, 12 impiegati, 7 pensionati, 11 casalinghe. E c’erano artigiani, militari, ferrovieri, tassisti, dirigenti, altri lavoratori, disoccupati. La vittima più piccola, Angela Fresu, aveva 3 anni; quella più anziana 86. Il più lontano di origini, uno studente giapponese in visita a Bologna che scriveva nel suo diario “Prendo il treno che parte alle 11.11. Ho preso un cestino da viaggio che ho pagato cinquemila lire. Dentro c’è carne, uova, patate, pane e vino. Mentre scrivo sto mangiando”.

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