La Regione si opponga al consumo di suolo in zona Bertalia-Lazzaretto nella città di Bologna.
A chiederlo è la consigliera del Gruppo Misto la quale, nel ricordare come la legge urbanistica regionale propugni il contenimento del consumo di suolo, in quanto bene comune e risorsa non rinnovabile, riporta il caso del Comune di Bologna nella zona Bertalia-Lazzaretto.
Per l’esponente del Gruppo Misto, nella zona nord-ovest del capoluogo felsineo è in atto un progetto di cementificazione della zona “spacciato come una diminuzione del consumo di suolo e un’operazione urbanistica estremamente green, mentre, in realtà, è un classico esempio di che cosa non si dovrebbe inserire in un piano urbanistico”.
A fronte della richiesta di pochi giorni fa da parte dei cittadini del locale comitato affinchè Comune e Ateneo non procedessero con la cementificazione dell’area, la consigliera sottolinea i numerosi cambiamenti apportati a un progetto nato originariamente negli anni ’90 e progettato concretamente all’inizio degli anni 2000.
Nello specifico la consigliera lamenta “i regali urbanistici fatti per venire incontro alle difficoltà dei costruttori dopo il parziale disimpegno dell’Università di Bologna” per un intervento con un costo generale di circa 45 milioni di euro e con 7 milioni di contributi regionali.
Sulla base di quanto ricordato, l’esponente del Gruppo Misto sottolinea come nell’ultima variante urbanistica approvata sia stata estesa a tutta la parte di comparto ‘non attuata’ la possibilità di inserire abitazioni collettive, collegi, conventi e studentati sul modello ‘The student hotel’ di una nota multinazionale olandese che, per la consigliera, “va proprio a caccia di immobili di prestigio, o comunque collocati in posizione strategica nelle grandi città europee, in cui investire capitali globali per la loro trasformazione in facoltose strutture ricettive”.
Da qui l’atto ispettivo presentato in cui si esorta l’esecutivo regionale a compiere una riflessione sul modello di futuro proposto e, conseguentemente, sulla legge urbanistica regionale che, all’atto della sua approvazione nel 2017, fu presentata come un atto che garantiva una riduzione di oltre il 60 per cento delle previsioni di edificazione e che avrebbe dovuto tagliare le previsioni già approvate all’interno dei piani urbanistici dei singoli comuni.
(Luca Boccaletti)
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