Contrastare lo spopolamento delle aree appenniniche della regione, anche per contrastare le infiltrazioni mafiose.
A chiederlo è la consigliera Giulia Gibertoni (Gruppo Misto) in un’interrogazione in cui si rivolge alla Regione per sapere “se non ritenga importante contrastare il continuo e progressivo abbandono di tutte le zone dell’area appenninica della nostra regione togliendole da un futuro di marginalità, ormai più che incombente, e con quali politiche, auspicabilmente, non solo di breve durata e indirizzate a siti specifici”. Inoltre, è importantissimo “evitare i fenomeni di infiltrazione mafiosa e salvaguardare, in generale, la correttezza e la legalità degli investimenti e degli strumenti di sviluppo economico utilizzati a favore anche di queste aree e, in particolare, con quali politiche concrete”.
La capogruppo del Misto ricorda l’indagine della Dda di Pescara che ha smantellato una “associazione per delinquere che aveva creato un sistema complesso di truffe ai danni dei fondi europei, infatti, gli indagati avrebbero simulato il possesso dei requisiti necessari per ottenere la disponibilità di terreni “Pac”, rilasciati gratuitamente dalla Riserva Nazionale dei Titoli ai nuovi giovani imprenditori agricoli e, in questo modo, le nuove imprese agricole, ovviamente fittizie, avrebbero operato con l’accordo di altrettante società cooperative agricole o associazioni temporanee di imprese, costituite appositamente per fare incetta di migliaia di ettari di terreni la cui concessione ad uso civico veniva poi messa a bando dai Comuni”. L’inchiesta contro la mafia foggiane del Gargano ha portato a 25 arresti, perquisizioni e sequestri preventivi e le attività illecite hanno riguardato anche l’Emilia-Romagna e alcune zone dell’Appennino bolognese. Il giro illecito di denaro si aggira intorno ai 20 milioni di euro.
Abbandonare alcune aree montane (ad esempio come nei casi della Saga Coffee o della Saeco) continua la consigliera, le espone al rischio di infiltrazioni perché “a reti sociali indebolite corrisponderebbe meno controllo”. I sindaci di piccoli Comuni, poi, non hanno “gli strumenti e la preparazione necessari per affrontare il contrasto a simili forme di associazioni criminali sofisticate ed evolute” conclude Gibertoni.
(Gianfranco Salvatori)