Garantire un’accurata manutenzione dei corsi d’acqua, dall’Appennino alla pianura, promuovendo nel contempo le infrastrutture verdi. Ma anche salvaguardare l’approvvigionamento idrico a uso irriguo, soprattutto nelle province di Parma e Reggio Emilia, portando a compimento opere strategiche come l’invaso della diga di Vetto.
Sono gli impegni che il consigliere di Rete civica, Marco Mastacchi, chiede alla giunta regionale con una risoluzione.
“I soli consorzi di bonifica – rileva il consigliere – se pur organicamente strutturati, non sono in grado di realizzare tutta la manutenzione della rete idrica regionale qualora ne avessero la competenza, mentre alcuni servizi geologici pubblici, operativi sul territorio, sono stati chiusi”. Mastacchi evidenzia anche ulteriori criticità come il fatto che “in più occasioni i privati, che hanno eseguito lavori di salvaguardia sulle loro proprietà a ridosso dei corsi d’acqua, siano stati multati”, o ancora il fatto che “la pianificazione territoriale sia affrontata prevalentemente a livello comunale”. “Spesso si interviene con modalità spot, si identifica il problema lungo l’infrastruttura idrica ma senza una visione organica di insieme, dalla montagna alla pianura”, rileva il consigliere Mastacchi che auspica “una programmazione accurata degli interventi e un approccio unificato a tutti i livelli istituzionali”.
Paolo Burani di Alleanza verdi e sinistra critica il documento soprattutto nel punto in cui si chiede la realizzazione della diga di Vetto. “Il governo nazionale ha nominato un commissario per l’opera, passando sopra la testa delle autorità locali, quando in corso c’è uno studio di fattibilità che deve analizzare tutte le alternative, compresa l’opzione zero. Si pensa che la diga sia la panacea di tutti i mali ma non è così, è una soluzione estrema”.
In risposta all’intervento di Burani è intervenuto il consigliere Alessandro Aragona di Fratelli d’Italia che ha ricordato come, da anni, venga sollecitata la realizzazione dell’opera. “Non siamo più all’interno di un dibattito, dato che la posizione della giunta è chiara e che si sta andando verso la certa realizzazione dell’opera. Ma il fatto che si colga ancora l’occasione di parlare di ‘opzione zero’ in aula, ci dice quanto sia necessaria la nomina di un commissario”.
Alberto Ferrero (FdI) ha parlato di “totale dimenticanza di manutenzione del territorio, frutto di una serie di scelte ideologiche che hanno creato, negli anni, più danni che vantaggi”, evidenziando anche il tema di una regione eccessivamente cementificata. “Si deve realmente cambiare paradigma, avere un atteggiamento meno ideologico e più pragmatico, operando una semplificazione normativa laddove le competenze sono sovrapposte”, ha ribadito.
Per Luca Pestelli (FdI) “il documento pone attenzione sulla funzione sociale dell’impresa e del mondo agricolo come elementi di custodia del territorio. Occorre lavorare per consentire alle attività danneggiate di restare, evitando che cittadini e imprese rinuncino alla loro funzione di presidio territoriale”.
“Per noi il contrasto al dissesto idrogeologico è prioritario – afferma Francesca Lucchi del Partito democratico -. Ma si deve essere consapevoli della sfida enorme che ci attende. Dopo gli eventi del 2023 ci siamo ritrovati con oltre 60mila frane e c’è necessità di ripopolare alcune aree. Occorre lavorare con le competenze che abbiamo, competenze che in alcuni casi dobbiamo anche formare. Il raddoppio delle risorse per il contrasto al dissesto è un segnale importante da parte della giunta”.
Priamo Bocchi (FdI) ha evidenziato come “manchi una semplificazione normativa, situazione che rende impossibili e complicati gli interventi”, sottolineando anche “le incongruenze all’interno della maggioranza che oggi vengono allo scoperto”.
Per Marta Evangelisti, capogruppo di Fdi, “la risoluzione fotografa bene la situazione reale dei nostri territori e mette insieme le istanze di decine di sindaci di montagna che, negli anni, sono state sottoposte alla Regione”. “Richieste che non hanno ricevuto la giusta attenzione, tanto che oggi dovremmo parlare, più che di prevenzione, di contenimento del dissesto idrogeologico”.
Elena Ugolini di Rete civica auspica “l’attivazione di un lavoro in commissione, o di un tavolo con esperti, per uno studio approfondito sulle cause che determinano la fragilità del territorio, anche come base per una nuova organizzazione”. E sulla diga di Vetto aggiunge: “se l’opera ci fosse già stata, non avremmo avuto l’alluvione del 2017”.
Per Lorenzo Casadei (M5stelle) “prima che alla giunta regionale bisognerebbe chiedere al governo di favorire stanziamenti per la messa in sicurezza del territorio. Concentrare il dibattito solo sull’aspetto della manutenzione è propaganda, perché la crisi idrogeologica è parte della crisi climatica”. Critico anche sulla diga di Vetto, ritenuta “una maxi opera altamente impattante: molto più efficiente sarebbe un sistema di invasi diffusi”.
Andrea Costa (Pd) ritiene “intellettualmente disonesto chiamare in causa solo la regione per fronteggiare il problema”. “Lo dico anche alla luce di una serie di impegni che abbiamo assunto e che riguardano la necessità che anche noi cambiamo passo in termini di gestione e manutenzione – afferma -. Ma i problemi posti non riguardano una sola regione e la loro complessità richiede interventi economici importanti: e ad oggi le risorse che arrivano dal governo sono insufficienti”.
Paolo Calvano, capogruppo Pd, si è detto disponibile al dialogo sul tema. “Dopo il confronto con il commissario Curcio, si è ribadita la volontà di mettere il più possibile da parte le divisioni partitiche, concentrandoci sugli obiettivi comuni e ragionando nell’interesse generale. Per questo la scelta del governo, di nominare un commissario per la diga di Vetto, peraltro senza nessun coinvolgimento della Regione, mi lascia stupefatto. Rischiamo di tornare indietro, dopo un lungo lavoro fatto sul territorio: sul punto mi auguro ci sia un ripensamento”.
Tommaso Fiazza della Lega ha parlato di documento “da appoggiare e condividere. Chi ha fatto il sindaco ben può comprendere cosa si prova quando ci sono situazioni di pericolo reale per la cittadinanza. Siamo a favore della diga di Vetto, della manutenzione da monte a valle, secondo quel buon senso che talvolta manca a causa della miopia ambientalista”.
Pietro Vignali di Forza Italia evidenzia come “il continuo rimpallo di responsabilità non sia costruttivo. Qui siamo in Regione non in Parlamento e dobbiamo concentrarci su ciò che questo ente può fare. La fragilità del territorio era ben nota alla regione negli strumenti di pianificazione e sono mancati gli interventi conseguenti. Gli stessi strumenti pianificatori non hanno inoltre impedito il consumo di suolo a rischio”.
Simona Larghetti (Avs) ha ribadito “l’obiettivo comune di dare una svolta al concetto di manutenzione del territorio, consapevoli del cambiamento epocale che stiamo vivendo. Non siamo contrari alla manutenzione come qualcuno afferma, ma crediamo che non sia sufficiente se al contempo non si ragiona di mitigare e riprogettare in maniera integrata e coesa”.
Al termine del dibattito sono stati accolti alcuni emendamenti a firma Pd (respinti quelli proposti da Forza Italia). La risoluzione, emendata e riformulata, è stata votata per parti separate. Il documento è stato approvato solo nella parte che riguarda gli impegni per la giunta ad agire per la prevenzione del dissesto idrogeologico e per un’accurata manutenzione dei corsi d’acqua, per la promozione delle infrastrutture verdi, di interventi di rigenerazione urbana e di drenaggio sostenibile.
(Brigida Miranda)



