Gli interventi per la difesa del suolo, contro le alluvioni e per la tutela della costa; le fonti di finanziamento; il ruolo dell’Agenzia di Protezione civile: un totale di risorse per un miliardo di euro e 4.557 interventi sul territorio, da Piacenza a Rimini. Sono i dati emersi dalla presentazione del documento “Analisi degli interventi di sicurezza territoriale in Emilia-Romagna. Programmazione e Fondi di finanziamento“.
Le attività e le opere sono state illustrate in commissione Territorio, ambiente e mobilità, presieduta da Stefano Caliandro. A presentare le slide con tutti i dati è stata Irene Priolo, vicepresidente e assessora a Transizione ecologica, contrasto al cambiamento climatico, Ambiente, Difesa del suolo e della costa, Protezione civile. I consiglieri, di maggioranza e opposizione, hanno apprezzato il lavoro svolto e hanno posto domande sull’uso dei fondi, se siano sufficienti, sulle principali difficoltà riscontrate, sulla pianificazione nazionale che cambia spesso le norme, come nel caso del Codice degli appalti.
L’assessora Priolo ha sottolineato il lavoro complesso per la difesa del territorio ricordando che, dall’avvio di questa legislatura, sono state programmate opere per 800 milioni di euro (la parte restante è costituita da lavori programmati in precedenza, ma realizzati a partire dal 2020). “Per la prima volta – ha affermato l’assessora – ci sono stati finanziamenti con fondi Por-Fesr e la programmazione porterà ad avere un territorio più competitivo e appetibile per le imprese, con la creazione di filiere e posti di lavoro”. Irene Priolo, inoltre, ha sostenuto che “l’attività è proseguita sempre, senza mai fermarsi anche durante l’emergenza Covid, per poi dover affrontare le criticità legate all’aumento dei prezzi. Rispetto alle fonti di finanziamento, in prevalenza si tratta di risorse derivanti dal Dipartimento di protezione civile destinate ad affrontare calamità ed emergenze. Serve perciò un impegno maggiore dello Stato, competente per legge, a garantire più risorse per la prevenzione del rischio idrogeologico, da attuare con una programmazione strutturale e pluriennale, quindi ancora più efficace”.
Il presidente Caliandro, nell’apprezzare l’illustrazione, ha evidenziato come “sia stato mostrato ai consiglieri lo stato di salute della Regione riguardo a investimenti e interventi per la sicurezza del territorio. Sono temi che condivido, anche per la competitività delle imprese. Importante è non tagliare fuori le zone più fragili”.
Interventi in sintesi
DIFESA DEL SUOLO. Le aree allagabili, secondo la mappatura di Ispra, vedono un’elevata percentuale di rischio in regione per 2,7 milioni di abitanti, 1 milione di metri quadrati di aree urbanizzate, 254mila attività economiche, oltre 13mila beni artistici.
FRANE E DISSESTO. Ci sono 78mila frane di cui il 56% attive, il 23,8% in collina e montagna, 428 aree perimetrate a rischio, 84mila edifici costruiti su frane di cui il 9% su frane attive.
COSTA. Sono 135 i chilometri di litorale, 55 km sono critici (c’è un progetto di ripascimento costiero per 22,9 milioni, finanziato nel 2021, per contenere l’erosione costiera, la subsidenza e altri fenomeni), ma tra il 2006 e il 2011 i chilometri erano 77.
Lo Stato finanzia le opere, le Regioni programmano, pianificano e affidano i lavori. L’Emilia-Romagna, ha evidenziato Irene Priolo, lo fa su base triennale, come dovrebbe fare anche lo Stato, ma non lo fa. La Regione ha due bracci operativi: l’Agenzia di protezione civile e l’Aipo.
TOTALE LAVORI REGIONE. In capo all’Emilia-Romagna ci sono cantieri per 1,0765 miliardi di euro per ralizzare 4.557 interventi. In pianura ci sono 1.847 interventi per la sicurezza idraulica con un investimento di 637 milioni (il 59% delle risorse); la costa vede 97 interventi e 76 milioni investiti; per la montagna (in particolare il dissesto idrogeologico in Appennino) sono previsti 2.608 interventi per 361 milioni.
DATI PER PROVINCIA. Piacenza: 593 interventi per 82,7 milioni; Parma: 662 interventi per 184 milioni; Reggio Emilia: 545 interventi per 92,8 milioni; Modena: 798 interventi per 224,7 milioni; Bologna: 601 interventi per 143 milioni; Ferrara: 433 interventi per 115,4 milioni; Forlì-Cesena: 387 interventi per 61,7 milioni; Ravenna: 265 interventi per 59,4 milioni; Rimini: 272 interventi per 71,9 milioni.
I dati aggiornati sugli interventi, ha spiegato l’assessora Priolo, si potranno seguire sul sito www.regione.emilia-romagna.it/territoriosicuro
Il dibattito in commissione è stato aperto dal consigliere Emiliano Occhi (Lega) secondo cui “c’è un miglioramento sull’interpretazione dei dati. E sono riportati i soggetti attuatori e la suddivisione delle cifre che competono loro. Vedo fondi regionali per 107 milioni, ma a bilancio ne risultano di più nel triennio 2023-2025. Si parla di 1 miliardo, ma esistono stime sulla necessità reale? È una cifra sufficiente? Rispetto alla gestione dei fondi, qual è la maggiore difficoltà che trovano le strutture? Attuazione, progettazione, fase di appalto, gestione dei lavori?”.
Michele Facci (Lega) ha giudicato “l’illustrazione utile, e si vede un quadro chiaro di più soggetti che intervengono. Il portale può essere strumento efficace. Due osservazioni: ci sono 4.557 interventi per 1 miliardo, mentre in montagna è previsto il 57% degli interventi, con un 34% di fondi (forse sono opere meno costose), in pianura, il 40% degli interventi assorbe il 59% delle risorse (opere più costose). Si spende meno per la montagna? Per quanto riguarda la ricaduta su territorio bisognerà capire come sarà gestito questo aspetto”.
Luca Sabattini (Partito democratico) ha posto in evidenza come “questo lavoro vada sempre di più nella direzione dei nostri documenti di programmazione: usare, cioè, in modo complementare le fonti di finanziamento e rendere l’accountability (responsabilità) più puntuale. Inoltre, c’è una visione dei principali rischi. Concordo con l’assessora che questi interventi di prevenzione e tutela del rischio siano elementi di competitività e di mantenimento degli investimenti sul territorio. Resto perplesso sulla nuova pianificazione della legge 24 perché si incastra in una fase di cambiamento costante delle norme: non si può cambiare il codice degli appalti ogni due anni e semplificando le procedure si pensa che solo l’affidamento dei lavori risolva il problema”.
L’assessora, replicando ai consiglieri, ha sostenuto che nel Pgra (Piano gestione rischi alluvioni nel bacino del Po) c’è una stima di due miliardi per l’intero territorio e un miliardo è per gli interventi di Protezione civile. “I 61 milioni provenienti dal Pnrr – ha continuato l’assessora – impongono la realizzazione dei lavori entro questo mandato. Gli Enti sono attenti ai piani di rischio della gestione alluvioni: significa avere un approccio diverso sugli interventi da mettere in campo. Oggi i corsi acqua si canalizzano sempre più e non lavoriamo a un innalzamento degli argini (che non è indice di sicurezza di un territorio) ma proviamo ad allargare l’alveo del fiume. Una migliore gestione dei corsi acqua dovrebbe restituirci la capacità di trasporto solido verso il mare (sabbia) che i fiumi hanno perso. Quello della Protezione civile è un lavoro difficile ed esposto sul piano penale più di altri”.
(Gianfranco Salvatori)