Ambiente e territorio

Piano per tutelare le acque: riuso, nuovi invasi e riduzione delle perdite

Presentato in commissione Territorio il Piano di tutela delle acque 2030. Quattro gli obiettivi strategici, dieci le linee di azioni e 50 gli intervenirti per salvaguardare “l’oro bianco”: attenzione allo spreco, all’ambiente e all’inquinamento

acqua a km 0

Quattro obiettivi strategici, dieci linee di azione e 50 interventi da mettere in campo per tutelare l’acqua, l’oro bianco che diventerà sempre più importante in futuro.

In questi numeri è racchiuso il Documento strategico del Piano di tutela delle acque (Pta) 2030 che è stato illustrato dall’assessora all’Ambiente, Irene Priolo, in commissione Territorio, ambiente e mobilità, presieduta da Stefano Caliandro. Oltre agli interventi sull’acqua dettati dalla direttiva europea del 2005, questo nuovo piano contiene anche alcune azioni legate all’alluvione del maggio di quest’anno. Il cronoprogramma, ha spiegato l’assessora, prevede l’approvazione in giunta e il passaggio in Assemblea legislativa. Il tempo stimato per l’approvazione è di un anno, durante il quale il piano sarà studiato e analizzato dai consiglieri ma vedrà anche focus tematici aperti alle associazioni di categoria.

“Il Piano – riporta Irene Priolo – governa e tutela la qualità e la quantità della risorsa idrica. Il nuovo Pta è necessario, ricordo che siamo ancora in stato emergenza siccità, e a questa si è aggiunta l’alluvione. Il Piano di gestione – noi siamo nel bacino del Po – è redatto dall’Autorità di bacino e riguarda le altre regioni del bacino. Sei gli obiettivi cardine nel Piano di gestione per il distretto di Bacino Po e dell’Appennino centrale (il fiume Tevere, fra l’altro, nasce qui). Il Piano è stato approvato nel 2021”.

“Nel documento strategico – spiega l’assessora – ci sono gli obiettivi e le misure. È il piano che adotteremo e su cui dovremo lavorare insieme. I contesti territoriali sono fiume Po, costa, pianura, territorio urbanizzato, collina e montagna. Tanti i temi da affrontare: acqua in agricoltura, inquinamento di nitrati; per la costa c’è il tema della balneabilità; riguardo alle città occorre migliorare la situazione delle perdite nelle reti e affrontare il tema del riuso di acqua. L’obiettivo principale della direttiva Ue è lo standard di qualità ambientale delle acque. Dobbiamo mantenerlo: puntando su qualità, tutela degli ecosistemi acquatici e promuovendo una cultura responsabile dell’acqua”.

IL DIBATTITO

Silvia Zamboni (Europa Verde) esprime apprezzamento “per un Piano che mette in luce la sua completezza. Glifosato e Pfas saranno oggetto di indagine? Rispetto al percorso, per i monogruppi i focus non in commissione ma in incontri aperti ad associazioni sono complicati da seguire. In commissione si discute meglio”.

Silvia Piccinini (Movimento 5 stelle) sostiene che il “Piano è complesso, ma i presupposti sono buoni. La sfida è l’applicazione del Piano. L’acqua è preziosa alla luce degli stravolgimenti climatici che ci fanno passare dalla siccità alle alluvioni. Abbiamo anche l’impegno di riutilizzare le acque reflue, occorre lavorare di più, la Regione è debole su questo punto. Vanno evitate le dispersioni, di acqua ma anche di gas. Per le acque reflue a uso irriguo e industriale, quali obiettivi ci sono e quali risorse? Ricordo che la metà dell’acqua è per uso irriguo”.

Emiliano Occhi (Lega) ha evidenziato come “l’integrazione degli obiettivi è complessa. Viste le tante intersezioni con altri Piani, chiedo alla giunta di coinvolgere al massimo le associazioni di imprese. Serve un Piano pragmatico, con azioni che siano attuabili nel medio periodo. Se si guarda agli obiettivi del Piano 2005 non siamo soddisfatti. Qui è in gioco la competitività di interi settori produttivi. Il Piano ha necessità di investimenti e coordinamento con i diversi livelli di governo sui territori. Un esempio sono gli invasi”.

Secondo il consigliere Marco Fabbri (Partito democratico) “gli obiettivi sono condivisibili. Vanno considerati tutti i soggetti coinvolti. Occorre dare un contributo alla competitività non solo per l’agricoltura, ma anche per il turismo. Sono d’accordo sul fatto che dovremo essere pragmatici”.

L’assessora Priolo ha replicato ai vari interventi: “Fare focus tematici in commissione è complicato, ma studieremo soluzioni. Il Glifosato è previsto nella linea strategica dei fitosanitari. L’uso di acque reflue è di 1,4 miliardi di acqu,a di cui il 35% a uso civile e industriale, il resto è per l’irrigazione. Ci sono progetti di depurazione a Piacenza, Rimini e anche a Bologna. Per la siccità ci sono 100 milioni a livello nazionale e alla regione sono destinati 7,5 milioni che vanno al Canale emiliano-romagnolo. Dovremmo riuscire a investire 20-30 milioni. Manca, però, un piano nazionale sulla siccità. I grandi invasi hanno costi elevati, solo per la Cassa Baganza (Parma) si parte da 75 milioni. In Emilia-Romagna i grandi gestori hanno meno perdite di altre zone d’Italia e quindi qui arrivano meno soldi dal Pnrr. Infine, la competitività viene meno se non c’è uno sviluppo sostenibile”.

(Gianfranco Salvatori)

Ambiente e territorio