La Regione dia un giudizio sulla scelta del Comune di Bologna di acquistare 127 bus a idrogeno e sulle critiche rispetto al rischio di un investimento fallimentare da parte dell’Ente Pubblico. Inoltre, la giunta spieghi quale sarebbe il procedimento di produzione dell’idrogeno, quale il “costo stimato e quale la differenza rispetto al procedimento di elettrificazione” e se non ritenga che un investimento del genere si sarebbe dovuto indirizzare verso altre forme di alimentazione “come quella Bio-Lng a filiera corta, anziché concentrarsi esclusivamente su un sistema basato sull’idrogeno ancora in via di evoluzione”.
Sono le domande poste dal consigliere Michele Facci (Lega) in un’interrogazione. A dicembre, ricorda l’esponente leghista, Comune di Bologna, Per e Srm hanno formato un accordo per rinnovare il parco mezzi del trasporto pubblico locale (Tpl) come mezzi a emissione zero. L’intesa “prevede l’acquisto di 127 autobus alimentati a idrogeno entro il 30 giugno 2026, di cui almeno 34 entro il 2024, la realizzazione delle relative infrastrutture di supporto per un investimento di oltre 90 milioni di euro di fondi Pnrr, ottenuti dal Comune di Bologna”.
Secondo il rapporto Stemi del ministero per la Transizione ecologica, continua Facci, “per il Tpl, in particolare quello urbano, la scelta dei mezzi elettrici risulta oggi la migliore opzione in termini infrastrutturali e di riduzione delle emissioni”. Inoltre, Nicola Armaroli, dirigente Cnr e membro dell’Accademia nazionale delle Scienze, in un convegno “ha evidenziato la necessità di invertire la rotta dato che l’81% dell’energia a livello globale è ancora prodotta da fonti fossili e comporta 34 miliardi di Co2 prodotta”. Secondo Armaroli, ci sono anche molte difficoltà per la produzione dell’idrogeno.
(Gianfranco Salvatori)