Infrastrutture e trasporti

Zamboni (Europa Verde): “Enormi ritardi nel Servizio ferroviario metropolitano, definire la tabella di marcia”

Nell’interrogazione si sottolinea che a 30 anni dai primi accordi restano ancora da completare tanti lavori che potrebbero portare a una riduzione del traffico veicolare e dell’inquinamento

Il Servizio ferroviario metropolitano (Sfm) ha accumulato “enormi ritardi”: la Giunta intervenga e dica “quali tempi prevede siano necessari perché il Sfm sia pienamente operativo e se non ritenga utile convocare al più presto un tavolo a cui invitare la Città Metropolitana e il Comune di Bologna, FER, RFI, Trenitalia, TPER e tutti gli stakeholder coinvolti, per definire la tabella di marcia necessaria per arrivare quanto prima al completamento del Sfm”.

Lo chiede in un’interrogazione la consigliera Silvia Zamboni (Europa Verde) la quale sottopone alla Regione la domanda se ritenga “che il completamento del SFM abbia un ruolo strategico” per migliorare la qualità dell’aria, per rispondere alla condanna della Corte di giustizia europea e se si intenda inserire il Sfm – all’interno del “Percorso regionale per la neutralità carbonica prima del 2050” – tra le opere per cui richiedere i fondi del Pnrr. Nella richiesta, Zamboni sottolinea anche se si stia lavorando (Città metropolitana di Bologna, Fer, Trenitalia e Tper) per completare il Sfm ed elenca una serie di obiettivi: “messa a bando e apertura di tutti i cantieri delle opere già finanziate; riattivazione dei binari dall’ 11 al 15 nella Stazione Centrale di Bologna; raddoppio dei binari unici ove possibile; realizzazione degli incroci con raddoppi selettivi o degli incroci là ove il raddoppio, per quanto utile, sia impossibile; predisposizione graduale dell’entrata in vigore dell’orario cadenzato e dei servizi passanti previsti negli accordi”.

La consigliera di Europa Verde scrive che “a quasi 30 anni dai primi accordi sottoscritti e dai primi finanziamenti stanziati, il SFM di Bologna è ancora incompleto e poco funzionale. I tasselli fondamentali – orario cadenzato, linee passanti e rete delle stazioni – non sono stati realizzati/completati”.

Nonostante i finanziamenti ministeriali del 2017, “non sono ancora state costruite, né sono stati avviati i lavori, delle nuove fermate urbane del SFM di Prati di Caprara (Ospedale Maggiore), Zanardi, Borgo Panigale Scala (una recente delibera del CIPE ha indicato nella Città Metropolitana il soggetto titolato a indire i Bandi per la realizzazione delle suddette stazioni); l’edificazione di una ulteriore fermata, in via Libia (Ospedale S. Orsola), è compresa nel progetto di interramento della linea Bologna-Portomaggiore, anch’esso fermo; non sono stati realizzati i servizi passanti previsti dagli Accordi 1997 e 2007 (salvo qualche treno sulla Ferrara-Imola)”. Inoltre, “lo studio delle linee passanti, iniziato nel 2020, è stato rinviato” a causa dell’emergenza Covid e “non sono stati implementati gli orari cadenzati previsti in tutte le linee del SFM, questo anche a causa della mancata realizzazione nelle linee a binario unico, per Vignola e per Portomaggiore, delle zone di incrocio (con raddoppi selettivi) necessarie per attuare il cadenzamento previsto”.

Riguardo alla linea Bologna-Portomaggiore, “nonostante sia già stato finanziato l’intervento di interramento del tratto urbano della linea, non è stato ancora pubblicato il bando per l’affidamento dei lavori e la conseguente cantierizzazione”. Non è stato poi ripristinato “il collegamento tra Stazione Centrale e la linea di cintura (SFM6), con le previste fermate Arcoveggio – Bolognina, CNR, Tecnopolo e Fiera, interrotto in occasione dei lavori per la Stazione dell’Alta Velocità, non è stato ancora ripristinato”.

Le direttrici attive del SFM (da Porretta, Modena, Poggio Rusco, Ferrara, Portomaggiore, Imola, S.Benedetto Val di Sambro) sono tutte, o quasi, dalla periferia verso la stazione di Bologna Centrale, mentre risultano complicati, a tratti impossibili, gli spostamenti verso altre zone della città e da una periferia all’altra” continua Zamboni. Una situazione che “inibisce le potenzialità del SFM quale servizio metropolitano di superficie sostitutivo dell’auto privata (con le linee passanti è previsto un incremento di utenza del 20%), aumentando così l’inquinamento atmosferico, la congestione, i pericoli e i costi legati al traffico veicolare”.

(Gianfranco Salvatori)

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