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Turismo. Fdi: “No a chiusura impianti sciistici, linee guida per riapertura in sicurezza”

Lisei, Barcaiuolo e Tagliaferri chiedono l’intervento del governo: “se le stazioni non riapriranno la Regione dovrà pensare a nuovi stanziamenti a copertura delle perdite del comparto”

“Attivare subito un tavolo di lavoro, che predisponga un documento con le linee guida da trasmettere al Comitato tecnico scientifico, per agevolare la riapertura in sicurezza e a tutti degli impianti sciistici”. A chiederlo, con una risoluzione rivolta al governo regionale, sono Marco Lisei, Michele Barcaiuolo e Giancarlo Tagliaferri di Fratelli d’Italia. Fra le ultime limitazioni previste dal governo nazionale, si legge nell’atto, “c’è anche l’obbligo di chiudere gli impianti sciistici (che possono essere utilizzati solo dagli atleti professionisti e non professionisti riconosciuti dal Coni e dal Cip)”. Mentre per gli sciatori amatoriali, si rimarca nella risoluzione, “si dovrà invece attendere l’adozione di apposite linee guida da parte della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, che verranno poi validate dal Comitato tecnico scientifico (diversi organi del settore stanno già lavorando in tal senso)”. In Emilia-Romagna, sottolineano i consiglieri, “si contano 15 località sciistiche”. Il mondo degli sport invernali, sottolineano, “garantisce, in Italia, lavoro a centinaia di migliaia di persone (settore con un giro d’affari di circa 11 miliardi di euro, con un indotto che coinvolge circa 150 mila lavoratori)”. L’Alto Adige (che non ha ancora chiuso gli impianti), spiegano Lisei e colleghi, “sostiene che gli impianti di risalita devono essere parificati al trasporto pubblico locale, una loro chiusura rappresenterebbe un duro colpo per molte zone di montagna che sopravvivono solo grazie al turismo e non hanno altri introiti”. Come ha dichiarato anche il presidente del Consorzio stazione invernale del Cimone (quella del Cimone, nel modenese, è la principale stazione sciistica della nostra regione), evidenziano i tre politici, “se si chiudono le stazioni collassa tutta la filiera della neve: impianti, alberghi, ristoranti, ber, rifugi, campeggi, affittacamere, negozi, maestri di sci, noleggi e tutte le altre attività commerciali che vivono di turismo invernale (nel comprensorio del Cimone unica forma di sostentamento per centinaia di famiglie)”. I tre parlano poi di situazione simile anche al Corno alle Scale, nel bolognese. Lisei, Barcaiuolo e Tagliaferri chiedono quindi l’intervento dell’esecutivo, “se le stazioni non riapriranno l’amministrazione regionale dovrà pensare a nuovi stanziamenti a copertura delle perdite del comparto”.

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