23 morti, 114 feriti e 102 azioni criminali per quella che viene considerata come la strage più diffusa sul territorio e più duratura nel tempo che la storia della Repubblica ricordi: quella provocata dalla cosiddetta Banda della Uno Bianca tra il 1987 e il 1994. L’organizzazione criminale composta principalmente da poliziotti lasciò dietro di sé una lunga striscia di sangue tra Bologna, la Romagna e Pesaro. Il nome era legato al fatto che per mimetizzarsi rubavano e poi usavano spesso Fiat Uno di colore bianco, molto diffuse all’epoca.
Per tenere viva la memoria delle vittime l’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna ha recentemente sottoscritto un protocollo con l’Associazione Vittime della Uno Bianca. E a seguito di quel protocollo l’Assemblea è una delle protagoniste del progetto “Uno Bianca per chi l’ha vista. Una storia per chi non c’era”, ricca rassegna di eventi previsti a Bologna tra novembre e gennaio dedicati al racconto di quegli anni.
Il progetto è stato presentato oggi nel corso di una conferenza stampa cui hanno partecipato il presidente dell’Assemblea legislativa Maurizio Fabbri insieme al presidente dell’Associazione familiari delle vittime della Uno Bianca Alberto Capolungo e l’ideatore del progetto Maurizio Matrone. La data non è casuale: il 13 ottobre di ogni anno, infatti, si celebra la giornata in ricordo delle vittime della Uno Bianca.
“L’Assemblea legislativa ha sottoscritto un protocollo d’intesa con l’associazione che riunisce i familiari delle vittime per realizzare insieme, a partire dalle scuole, iniziative per mantenere viva la memoria delle vittime della banda della Uno Bianca, promuovendo la conoscenza storica dei crimini commessi e delle vicende giudiziarie e umane ad essi connesse. Confermiamo così il nostro impegno nel promuovere la cultura della memoria e nel sostenere percorsi di consapevolezza civile, in linea con i valori democratici e con la missione istituzionale della Regione Emilia-Romagna” ha spiegato il presidente Fabbri. “Gli eventi che presentiamo oggi servono a trasmettere alle nuove generazioni un senso civico e di cittadinanza attiva attraverso la memoria degli avvenimenti e delle vittime”.
“Quest’anno la nostra associazione compie trent’anni” ha raccontato Capolungo. “A che scopo portarne avanti le attività? Nessun dubbio: la vicenda della ‘Uno bianca’ presenta aspetti talmente terribili, inquietanti e oscuri che vale la pena combattere ancora e ricordare. Le mostre e gli incontri che stiamo organizzando a Bologna servono proprio a rammentare quanto quella catena di delitti abbia segnato non solo chi è stato colpito come noi, ma tutta l’area metropolitana bolognese, terrorizzandola. Ma soprattutto vogliamo che i giovani, che inevitabilmente poco o nulla ne sanno, possano esserne correttamente informati e colpiti.
“Il progetto Uno Bianca è una chiamata alla memoria dal punto vista della società civile” ha dichiarato Matrone. “É un’indagine storica sulla reazione, sullo sgomento, sull’emozione, sullo sdegno e sull’impegno dei cittadini davanti ai tragici episodi criminali accaduti tra il 1987 e il 1994 (sette anni e mezzo di terrore) e ai loro responsabili quasi tutti uomini delle forze di polizia. È un invito per chi ha vissuto quel periodo, e per chi non c’era, a non dimenticare affinché fatti del genere non accadano mai più.”
Il protocollo si inserisce nel quadro delle politiche regionali di promozione della memoria storica e della cittadinanza attiva. Mira a consolidare la collaborazione tra le due istituzioni per la realizzazione di attività rivolte alla cittadinanza, con particolare attenzione alle giovani generazioni.
Fra le attività previste dal protocollo figurano percorsi didattici, educativi e formativi, progetti culturali, attività di ricerca e documentazione, nonché iniziative volte a stimolare la riflessione critica e la partecipazione democratica. Il Protocollo ha durata triennale e potrà essere prorogato o rinnovato.
(Luca Molinari)
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