Con un’interrogazione rivolta al governo regionale Giulia Gibertoni (Misto) vuole sapere quali siano i risultati ottenuti, in termini di consumo di suolo, a tre anni dall’approvazione della legge regionale che disciplina l’uso del territorio (la legge 24 del 2017). Norma che aveva come obiettivo primario, spiega la consigliera, “quello di ‘contenere il consumo di suolo quale bene comune e risorsa non rinnovabile che esplica funzioni e produce servizi ecosistemici, anche in funzione della prevenzione e della mitigazione degli eventi di dissesto idrogeologico e delle strategie di mitigazione e di adattamento ai cambiamenti climatici’”. Lo stesso relatore di maggioranza del provvedimento, prosegue, “aveva affermato in Assemblea legislativa che ‘il taglio ambientalista della legge, quindi, è evidente nella riduzione di oltre il 60 per cento delle previsioni di edificazione, che sono già contenute negli strumenti approvati: è la prima legge nella storia che taglia le previsioni già approvate all’interno dei piani urbanistici dei comuni e che rilancia sull’impossibilità di utilizzare il territorio vergine per l’edilizia residenziale, quindi per quella che, potenzialmente, è a rischio speculativo’”. Una legge, rimarca la capogruppo, “che fissava come limite del nuovo consumo di suolo, da qui al 2050, una quantità pari ad un massimo del 3 per cento del territorio urbanizzato”. Gibertoni cita poi il caso del nuovo insediamento universitario del comparto Lazzaretto-Bertalia, nel bolognese, parlando di “tradizionale colata di cemento accompagnata da consumo di suolo vergine”, con i lavori iniziati lo scorso settembre. È infatti prevista, spiega la consigliera, “la realizzazione di quattro edifici per un costo che si aggirerebbe intorno ai 45 milioni di euro”. Si va a intaccare un’area, prosegue, “ad uso agricolo o ad incolto che si stava velocemente rinaturalizzando, tanto è vero che si sono potuti individuare 401 esemplari arborei diversi”. Si continua a utilizzare, chiosa Gibertoni, “il vecchio modello di sviluppo legato all’allargamento a macchia d’olio e a dismisura della città con, appunto, relativa colata di cemento e consumo di suolo, ma con l’aggravante della svendita della città al nuovo mercato immobiliare in ascesa degli studentati di lusso e lasciando nel degrado intere porzioni della città già edificata che, invece, potrebbero essere riqualificate fuori dal mercato della speculazione edilizia”. La consigliera si riferisce, infatti, “ai nuovi mercati creati dalle piattaforme online, come Airbnb”. Un modello economico, prosegue, “in cui la speculazione immobiliare è, ancora una volta, uno dei pilastri fondanti, con l’unico risultato finale dell’espulsione dei residenti dalla città, soprattutto di quelli meno abbienti”. Giulia Gibertoni chiede quindi il rispetto delle disposizioni contenute nella legge regionale sul consumo del suolo e, nello specifico, vuole sapere dall’esecutivo regionale “quanti chilometri quadrati, dei 257,55 Km di territorio regionale, siano usciti dalla possibilità di urbanizzazione”. La consigliera sollecita poi l’amministrazione regionale a mettere in campo azioni correttive per evitare la conseguente “forte tensione abitativa” e fenomeni di centrificazione delle città, “svendendo i centri urbani al nuovo mercato immobiliare in ascesa degli studentati di lusso”. Infine, richiede chiarimenti sulla “colata di cemento accompagnata da consumo di suolo vergine” del comparto Bertalia-Lazzaretto.
4 Dicembre 2020
Urbanistica. Legge regionale su uso territorio del 2017, Gibertoni (Misto): “Quanto suolo risparmiato?”
La consigliera cita il caso del nuovo insediamento universitario del comparto Lazzaretto-Bertalia, nel bolognese, parlando di “tradizionale colata di cemento accompagnata da consumo di suolo vergine”, con i lavori iniziati lo scorso settembre
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