“Benché da un punto di vista strettamente legale non si possa parlare di una violazione delle norme di legge, l’utilizzo, ogni anno e anno per anno, del Mosto concentrato rettificato (Mcr) è un palese aggiramento della sostanza della legge, poiché il Mcr andrebbe utilizzato con parsimonia, quando effettivamente l’andamento climatico della vendemmia lo richiede”.
E’ quanto ha sostenuto oggi in Aula Andrea Bertani (M5s) presentando un’interpellanza a proposito della pratica enologica che consiste nell’aggiungere un liquido ottenuto dal mosto d’uva per aumentare la gradazione, soprattutto, ma non solo, nei vini bianchi frizzanti e negli spumanti, in modo tale da riuscire “facilmente a raggiungere i requisiti per la Doc o per l’Igt”. Tale pratica è autorizzata dalla Regione da molti anni, ha ricordato il consigliere che ha quindi chiesto alla Giunta se ritenga corretto, nell’uso del Mcr, non distinguere tra annate climaticamente sfavorevoli e annate favorevoli e ha sollecitato l’esecutivo a farsi promotore dell’obbligatorietà dell’indicazione in etichetta dell’uso di Mcr. E ciò “a salvaguardia del lavoro e dei prodotti di quanti con il loro impegno garantiscono prodotti di qualità nella viticoltura regionale e del diritto dei consumatori alla corretta informazione”.
L’assessore all’agricoltura, Simona Caselli, ha ricordato che il cosiddetto “arricchimento” è una pratica enologica consentita dalle norme comunitarie, poi recepite dal nostro Paese dove è tuttavia vietato tassativamente l’uso del saccarosio, un prodotto industriale a basso costo derivato dalla barbabietola da zucchero invece consentito– ha precisato Caselli- in altri Paesi comunitari, quali la Francia e la Germania. In Italia al contrario, ha ribadito l’assessore, i mosti concentrati e quelli concentrati e rettificati appartengono esclusivamente alla filiera vitivinicola e hanno un costo superiore al saccarosio. Ecco perché, ha detto Caselli, “non si concorda con la considerazione sottoposta da Bertani. “Il costo elevato del Mc o del Mcr rappresenta un elemento in grado di limitare l’uso di questa pratica”.
“Dire ‘così fan tutti’ non ci sembra soddisfacente”, ha commentato Bertani critico sulla risposta ricevuta. Secondo l’esponente M5s “il costante utilizzo negli ultimi anni avrebbe trasformato l’aggiunta di Mcr in una pratica comune, “utile a rendere commerciabili prodotti altrimenti non all’altezza delle aspettative del mercato. Dobbiamo tenere conto di quello che hanno chiesto i produttori di vino con l’inserimento in etichetta dell’uso di mosti aggiunti. Si tratta di tutelare un segmento importante del prodotto che va valorizzato rispetto a quello di tipo industriale”.
(Isabella Scandaletti)