Sanità e welfare

Welfare Bologna. Piccinini (M5s): “Utenti con indennità accompagnamento esclusi da case famiglia, Giunta intervenga”

La consigliera rimarca che la misura potrebbe causare forti e inaccettabili discriminazioni, con conseguenze sulla successiva destinazione degli ospiti a cui è stata riconosciuta la prestazione Inps

Silvia Piccinini (M5s)

Indennità di accompagnamento e accoglienza nelle case famiglia non sempre coincidono. Silvia Piccinini del Movimento 5 stelle presenta alla Giunta una interrogazione nella quale chiede spiegazioni sulla “perentoria esclusione degli ospiti cui venga riconosciuta dall’Inps l’indennità di accompagnamento”. Fattore che, per la consigliera, potrebbe determinare forti e inaccettabili discriminazioni, “procurando autocensure rispetto alla possibilità di esercitare i propri diritti o l’abbandono forzato di soluzioni invece ottimali, appesantendo gravemente i progetti individuali di vita degli utenti”.

Piccinini ricorda che Emilia-Romagna e Anci (Associazione nazionale dei Comuni italiani) hanno elaborato nel 2018 gli indirizzi regionali per i regolamenti locali sulle case famiglia, in collaborazione anche i sindacati e le associazioni di pazienti e familiari, intervenendo “rispetto ad iniziative private e precisando i requisiti organizzativi e strutturali di funzionamento per l’avvio e l’esercizio dell’attività, nonché gli opportuni controlli”. Tuttavia, la città metropolitana di Bologna ha approvato un ulteriore regolamento, poi ripreso dalle amministrazioni comunali, che mostra alcune difformità rispetto agli indirizzi regionali. Nello specifico, per quanto riguarda il comune di Valsamoggia, “si stabilisce che non possono comunque essere ammesse persone riconosciute invalidi civili con assegno di accompagnamento”.

Una disposizione che, per l’esponente pentastellata, appare in contrasto con l’obiettivo assistenziale e sociale delle case famiglia. Queste ultime, infatti, prevedono interventi compatibili con le esigenze degli ospiti “che potrebbero ambire all’indennità di accompagnamento”, sottolinea Piccinini e l’esclusione di queste persone implica evidenti conseguenze sulla loro successiva destinazione, vista la carenza di altre tipologie di strutture o la possibile inadeguatezza dell’assistenza a domicilio. Non va dimenticato, infine, secondo la consigliera, che il servizio delle case famiglia è spesso interamente sostenuto dagli utenti o dai loro familiari senza contributi pubblici.

(Nicoletta Pettinari)

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