Sanità e welfare

E’ legge “l’impossidenza planetaria”, il criterio che assegna un alloggio Erp solo a chi non ha un’altra casa nel mondo

Il provvedimento passa con i soli voti del Partito democratico. Astenuti: Sinistra italiana, Movimento 5 stelle, e Misto-Mdp. Bocciatura in blocco dal centrodestra.

Per ottenere un alloggio Erp bisognerà dimostrare di non possedere alcun immobile in Italia e all’estero. È il criterio dell’impossidenza “planetaria” la novità contenuta all’interno dell’atto unico sull’edilizia residenziale pubblica, approvato oggi dall’Aula, che unisce in un solo documento le norme che regolamentano il settore (la 15 del 2015 -che rivedeva le soglie di accesso e permanenza negli alloggi e inseriva la residenzialità storica- la 894 del 2016 -che rivede le soglie di uscita- e la 739 del 2017 -l’istituzione del canone oggettivo-). Un punto, quello dell’impossidenza, che vale tanto per gli stranieri, comunitari e non, quanto per gli italiani: tutti dovranno dimostrare (sarà possibile anche tramite autocertificazione) di non possedere immobili nel proprio Paese di origine o in qualunque altro Paese del mondo. 

L’atto unico ha ottenuto il via libera dell’Aula con i soli voti del Partito democratico. L’altro pezzo della maggioranza, Sinistra italiana Silvia Prodi (Misto-Mdp), si è infatti astenuto non condividendo un altro requisito all’interno del documento: quello della residenzialità storica di tre anni. Un voto scontato visto le critiche alla residenzialità storica arrivate dai gruppi sia in commissione Territorio, sia nel 2015, anno di introduzione del criterio. L’astensione è la scelta anche del Movimento 5 stelle. Contrario in blocco invece il centrodestra: Lega nordForza ItaliaFratelli d’Italia Michele Facci (Misto-Mns) hanno espresso il loro dissenso riconoscendo comunque le aperture della Giunta su temi a loro cari, come appunto la residenzialità storica. Respinti in blocco emendamenti, 17, ordini del giorno e risoluzioni, quattro.

Il dibattito in Assemblea. Vivaci le reazioni dei gruppi durante il dibattito che ha preceduto l’approvazione dell’atto unico. Reazioni che hanno rimarcato le differenti vedute sul tema. Dal centrosinistra è arrivato l’elogio per l’introduzione di un criterio, l’impossidenza, che “equipara i diritti di italiani e cittadini stranieri”, ha sottolineato Massimo Iotti (Pd). “Questo criterio- ha continuato- deve però sempre riferirsi a elementi di ragionevolezza: ci sono situazioni all’interno di alcuni Paesi che non permettono una verifica certa basata su documenti ufficiali”. Visione in linea a quella di Manuela Rontini (Pd) per la quale questa è una “norma di equità, che mette italiani e stranieri sullo stesso piano, rispondendo alle richieste dei Comuni con l’obiettivo di far entrare negli alloggi Erp chi ne ha davvero bisogno”. Da Giuseppe Paruolo, sempre dem, è arrivato invece l’invito a lavorare in futuro sugli Acer: “Devono fare manutenzione e riqualificare il patrimonio immobiliare pubblico”.

È stato invece Igor Taruffi (Si) a entrare duro sui temi nazionali: “Perché non si legge niente sul contratto di governo sul tema abitativo? Nella base dell’accordo tra Lega e Cinque stelle non c’è una sola parola sul Piano casa”. E ha poi aggiunto: “È necessario scegliere da che punto guardare il mondo: io penso che lo Stato oggi sia inadempiente rispetto ai bisogni che sul tema abitativo emergono dalla società”.

Dal centrodestra, da Forza Italia Fratelli d’Italia passando per la Lega nord, si sono levate le richieste di adozioni di provvedimenti più stringenti: l’aumento del numero di anni di residenza in un territorio, passando dagli attuali tre agli auspicati cinque, l’inserimento in norma del Dpr 445 del 2000 che permette alle Pubbliche amministrazioni di richiedere certificazioni emesse dalle ambasciate per verificare le autocertificazioni e l’istituzione di graduatorie speciali per riservare a diverse tipologie di persone una parte degli alloggi.

“Serve maggior peso per gli anni di residenza, rivedere i criteri d’assegnazione istituendo graduatorie speciali, come quelle dedicate ad anziani, padri separati, giovani coppie e infine più controllo dei beni posseduti all’estero, tramite l’applicazione del Dpr 445″, ha sintetizzato Daniele Marchetti della Lega nord. Posizioni, quelle sugli anni di residenza apprezzate anche da Andrea Galli di Forza Italia che ha evocato anche un intervento “più complessivo”, stile piano casa “Fanfani” pesato sulle attuali esigenze. “Riequilibrare la presenza dei cittadini stranieri negli alloggi Erp”, è stato invece il monito del capogruppo Fdi Giancarlo Tagliaferri. “I cittadini stranieri in Emilia-Romagna sono il 12 per cento del totale della popolazione- ha argomentato- ma ottengono il 17 per cento degli alloggi Erp a disposizione sul territorio”.

E sul criterio dell’impossidenza è intervenuto anche Massimiliano Pompingoli (Lega) criticando l’enfasi con cui Giunta e maggioranza hanno accolto una “novità che invece non lo è, visto che era già prevista nel documento del 2015. L’unica cosa differente è la concessione ai Comuni della facoltà, e quindi non l’obbligo, di effettuare verifiche sulle autocertificazioni”.

Mentre il Movimento 5 stelle con Andrea Bertani ha chiesto di “uscire dalle posizioni ideologiche. Serve trovare un equilibrio sul tema senza scaricare tutto sui Comuni. Riteniamo, come fanno Inps e Università, che serva un riferimento al Dpr 445. Non è una misura vessatoria ma di equità”.

(Andrea Perini)

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