Quali sono i titoli di studio e quali le attività lavorative dei giovani rom e sinti che vivono in Emilia-Romagna?
A chiederlo, in un’interrogazione, è Marta Evangelisti (Fdi) che ricorda come “l’istruzione e la formazione sono volano imprescindibile di integrazione. Dalla relazione sulla legge regionale in materia di rom e sinti emerge che la maggior parte dei minori che vivono in insediamenti “temporanei” (o aree sosta pubbliche o private) riesce a conseguire il diploma della cosiddetta ‘scuola media’ e poi, per ragioni da indagare, il percorso scolastico non prosegue: va tenuto in considerazione che in Italia l’istruzione obbligatoria ha la durata di 10 anni”.
Da qui l’atto ispettivo per sapere dall’amministrazione regionale “se si disponga di dati più specifici in relazione ai titoli di studio e alla formazione dei minori che vivono nelle comunità rom e sinti della nostra Regione e se, in caso negativo, se si intenda avviare una indagine approfondita, censendo tutti i minori presenti nelle suddette comunità e avviando una verifica circa la loro effettiva iscrizione a scuola, la percentuale di ritiri e di abbandoni, le motivazioni per le quali la carriera scolastica si interrompe verosimilmente alcuni anni prima della durata obbligatoria prevista nel nostro Paese”.
Poi ancora: “La Regione intenda avviare una indagine specifica sui lavori eventualmente svolti da minorenni nelle comunità rom e sinti? In questa indagine e verifica si intendano coinvolgere ed attivare i servizi sociali dei Comuni interessati? Quanti siano ad oggi i minori di comunità rom e sinti che siano in carico ai servizi sociali e con quali motivazioni: nel caso in cui non si disponga di tali dati, se sia intenzione della Regione acquisire i suddetti dati presso i Comuni di riferimento?”.
(Luca Molinari)