Sanità e welfare

Inclusione sociale delle persone fragili, se ne parla in commissione: “è importante aprire ai territori”

Audizione di amministratori locali e cooperative nella seduta congiunta di tre commissioni: Politiche per la salute, Cultura e Parità. I consiglieri, sia di maggioranza che di opposizione, concordi: “La pandemia ci ha fatto capire ancora di più come la società debba essere sempre più inclusiva”

“Esperienze di innovazione sui diritti e sull’inclusione sociale e lavorativa delle persone più fragili intraprese a livello locale” è il tema affrontato oggi in commissione Politiche per la salute e politiche sociali (presieduta da Ottavia Soncini), in congiunta con la commissione Cultura, scuola, formazione, lavoro, sport e legalità (presieduta da Francesca Marchetti) e con la commissione per la Parità e per i diritti delle persone (presieduta da Federico Amico).

“Il tema della disabilità riguarda tutta la città: abbiamo provato a immaginare Reggio come città di tutte le persone, partendo da quelle più fragili. ‘Se io non riesco ad arrivare in un luogo quel luogo non esiste per me e io non esito per lui’, riflettendo anche su queste parole, pronunciate da una persona disabile, abbiamo attivato il progetto di una città senza barriere”. In commissione è intervenuta Annalisa Rabitti, assessora alla Città senza barriere del Comune di Reggio Emilia, che ha spiegato l’obiettivo del progetto reggiano, “creare una nuova comunità più unita, partendo dall’anima delle persone (spesso sullo sfondo), permettendo ai disabili di decidere (su città, sanità, progetto di vita e cultura), quindi trasformandoli in persone attive, coinvolgendo, in questo, l’intera città: abbiamo attivato un’ottantina di progetti su barriere architettoniche, innovazione dei servizi e arte collegata alle fragilità”. Lavoriamo, ha concluso, “per una città che rispetti le persone fragili, che non le nasconda e che, anzi, ne faccia un punto di forza”.

“Crediamo che ci sia stato in questi anni un ruolo delle città, laboratori privilegiati anche di innovazione e di diritti. Sono numerosi i progetti che hanno coinvolto l’intera comunità per dare forme a nuove costruzioni di città in cui aumenta la coesione sociale, l’equità e il benessere della comunità tutta; sappiamo, infatti, che quando si fanno passi avanti nei diritti per le persone con disabilità migliora la vita di tutte le persone. Sappiamo che la strada dell’inclusione è lunga, però oggi lo facciamo insieme, proprio per guardare alla persona nella sua globalità e non a frammenti di esistenza”, è poi intervenuta la presidente Soncini, rimarcando poi che “i passi avanti da compiere sono di tipo culturale e bisogna lottare ogni giorno per fare progressi sui temi dei diritti, pubblico e privato assieme: migliorare la vita delle persone fragili significa anche migliorare la vita di tutti noi, di tutta la comunità”. Vogliamo, ha concluso, “che l’Emilia-Romagna davvero diventi sempre di più una regione senza barriere fisiche, senza barriere mentali e culturali e veramente accessibile in modo universale a tutti”.

Anche per il presidente Amico “è necessario affrontare il tema a 360 gradi, parlare dei bisogni e desideri delle persone con disabilità, aiutarle in percorsi che mettano al centro l’aspetto dell’autonomia”.

“Vogliamo che la città entri nella nostra realtà, partendo dalle persone per integrarci al territorio, con il contributo fondamentale dei volontari”, è poi intervenuto Mauro Rebecchi, presidente di Charitas. Charitas è un’azienda di servizi alla persona, attiva nel modenese, che si dedica della cura e dell’assistenza delle persone con disabilità psicofisica grave, rispondendo a bisogni di tipo assistenziale, educativo, riabilitativo, sanitario e psicologico.

“Una terapia alternativa, giovani e adulti nello spettro autistico imparano a produrre pasta fresca fatta a mano, per questi ragazzi una palestra di autonomia”, è poi intervenuta Erika Copelli, presidente dell’associazione di promozione sociale Tortellante di Modena, spiegando anche che “finito il percorso di studio molti ragazzi si ritrovano isolati, servono quindi azioni di inclusione, con il coinvolgimento di tutta la comunità, per aiutare i giovani a diventare risorse per la società”.

“Quello che accade ai ragazzi disabili alla fine del percorso di studio è un tema fondamentale, occorre quindi un confronto tra tutti gli attori in campo per decidere il da farsi”, ha poi sottolineato la presidente Marchetti. È quindi necessario, ha concluso, “ridefinire un nuovo alfabeto per l’inclusione, un linguaggio che dovrebbe valere per tutti”.

“Insieme si arriva più lontano, proponiamo un percorso per aiutare chi è all’interno della cooperativa, attraverso il lavoro, cercando poi di capire i bisogni di questi ragazzi affinché vivano come tutti gli altri”, è quindi intervenuto Carlo Alberto Gollini, presidente della cooperativa sociale Giovani rilegatori. Vogliamo, ha aggiunto, “valorizzare le capacità di ognuno: tutte le persone hanno qualcosa da proporre, bisogna solo tirarlo fuori”. La cooperativa imolese nasce con la finalità di integrare persone in condizioni di svantaggio, attraverso il lavoro, si occupa di diverse attività (legatoria, copisteria e assemblaggi).

Dopo le audizioni, tutti i consiglieri hanno sottolineato un aspetto: la pandemia ha insegnato che bisogna mettere in campo qualsiasi possibilità per rendere la società più inclusiva. Simone Pelloni (Lega) ha rimarcato come “il tema sia di quali modelli scegliere e come investire risorse pubbliche. Abbiamo la situazione irrisolta delle Asp e spesso le realtà pubbliche riescono ad andare avanti grazie ai finanziamenti degli enti locali. Ma quelli privati, che vivono di volontari o enti benefici, con la pandemia hanno dovuto rinunciare a molti aiuti. Dobbiamo fare tutti uno sforzo perché tutte le realtà vengano tutelate”. Anche Manuela Rontini (Partito democratico) ha sottolineato come “queste realtà abbiano bisogno di risorse. Ma soprattutto, tutti noi abbiamo bisogno, per approcciarci al mondo delle disabilità, di cambiare approccio e mentalità”.

Secondo Stefania Bondavalli (lista Bonaccini) “bisogna alzare lo sguardo su quello che le persone con disabilità hanno affrontato e continuano ad affrontare, soprattutto in questo anno così difficile. Le persone con disabilità e i caregiver devono essere pieni di attenzioni. Questi progetti che ci hanno illustrato ci potranno fare da guida per ragionare su un progetto di sostegno”. Per Francesca Maletti (Pd) “al di là del tema del ‘dopo di noi’, abbiamo anche tanto da fare sul ‘durante noi’: le famiglie sono in difficoltà e tante volte si sentono sole. Dobbiamo trovare risorse, mettere a confronto tanti modelli, per trovare risposte adeguate per valorizzare le diverse abilità. Abbiamo bisogno che i territori, nella prospettiva post Covid, capiscano come vivere la comunità”. Valentina Castaldini (Forza Italia) si concentra anche sulla questione scuola: “Non possiamo accettare che chi ha una disabilità venga lasciato in classe da solo senza compagni. Magari a rotazione, magari valutando l’aspetto amicale, ma dobbiamo decidere in fretta e fare in modo che questi alunni non vengano lasciati soli”. Per Marilena Pillati (Pd) “i nostri territori e i loro protagonisti sono dei laboratori di innovazione. Dobbiamo capire come agire sugli strumenti che abbiamo a disposizione. Anche noi possiamo contribuire, come ogni persona, per rendere le nostre comunità realmente inclusive”.

Infine, la vicepresidente della Regione Elly Schlein, con delega al Welfare, ha evidenziato come “serva sfidare le barriere culturali, anche con la capacità di sviluppare progetti i trasversali e noi, come Regione, dobbiamo capire come sostenere questi progetti. Nel 2020, ad esempio, abbiamo portato a 505 milioni di euro il fondo per la non autosufficienza e c’è il tema dell’inclusione lavorativa delle persone fragili, per il quale abbiamo confermato l’investimento di 20 milioni dal fondo sociale europeo. Ma dobbiamo diffondere una cultura che vada oltre gli obblighi normativi e che incentivi a diffondere una cultura. Penso al Patto per il lavoro e per il clima: ci può aiutare nel dialogo costante fra le parti sociali”.

(Cristian Casali e Margherita Giacchi)

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