“Sono soddisfatta dell’impegno della Regione, ma continueremo a monitorare la situazione. Serve una riflessione sullo smart working, che non è una misura di conciliazione, ma lavoro a tutti gli effetti”. La consigliera Francesca Marchetti (Partito Democratico) ha ricevuto la risposta all’interrogazione con cui aveva chiesto alla Regione di intervenire sul governo per estendere “la platea dei beneficiari dei congedi parentali, del bonus baby sitting e di qualunque altro strumento di conciliazione venga introdotto, riconoscendoli anche ai genitori che possono usufruire dello smart working, per consentire loro di svolgere adeguatamente le prestazioni lavorative, anche nel caso di figli in quarantena o che debbano seguire la didattica a distanza, valutando la possibilità di estendere il bonus oltre il 30 giugno 2021 per la frequenza di attività estive”. Il lavoro agile, ha affermato Marchetti, non è alternativo a congedi o bonus: “La Giunta chieda al governo che nei prossimi provvedimenti venga allargata la platea dei beneficiari, riconoscendo lo smart working come un lavoro a tutti gli effetti”.
A rispondere alla consigliera è stato l’assessore al Bilancio, personale, patrimonio, riordino istituzionale, Paolo Calvano, in commissione Politiche per la salute e politiche sociali, presieduta da Ottavia Soncini.
Calvano ha detto che la Regione ha rilevato “un’anomalia” nel Decreto legge del 13 marzo perché i congedi parentali e il bonus baby sitter non potevano essere concesso a chi è in lavoro agile. “E’ un vulnus della legge che afferma che se un genitore è in smart working può occuparsi dei figli. Quindi, i genitori in smart working non possono avere queste misure di sostegno. Oggi, lo smart working è ubiquo e non si svolge soltanto a casa. E’ un lavoro a tutti gli effetti e non si può svolgere facendo altre cose, come occuparsi dei figli o seguirli nella Dad. L’interpretazione data al Decreto legge del marzo 2021 implica la riscrittura del diritto del lavoro e l’Emilia-Romagna ha già evidenziato al governo i problemi, al fine di avere un impianto giuridico sul lavoro agile”.
(Gianfranco Salvatori)