Scuola giovani e cultura

Welfare: “Più tutele ai genitori e maggiori controlli contro le dimissioni volontarie”/VIDEO

La commissione Scuola avvia il confronto sul progetto di legge alle Camere di Pd e Civici per tutelare i diritti di lavoratrici e lavoratori alle prese con la sempre maggiore difficoltà di conciliare lavoro e famiglia. Le posizioni della relatrice di maggioranza Simona Lembi (Pd) e di quella di minoranza Annalisa Arletti (FdI)

Una “Naspi della conciliazione” per mantenere il lavoro e non per perderlo quando si diventa genitori; il più ampio recepimento della direttiva europea del 2019/1158 sulla conciliazione, misure specifiche per piccole e medie imprese e la creazione di una rete pubblico/privato capace di diminuire le dimissioni volontarie, dando così valore alle competenze presenti sul territorio.

Questi i punti di forza del progetto di legge alle Camere proposto da Pd e Civici, prima firmataria Simona Lembi (Pd), presentato nel corso della commissione Scuola presieduta da Maria Costi. Obiettivo: tutelare i diritti di lavoratrici e lavoratori alle prese con la sempre maggiore difficoltà di conciliare lavoro e famiglia nei primi anni di vita dei figli.

“Una madre che lascia il lavoro perché non riesce a conciliare famiglia e occupazione, è una sconfitta per tutti. È tempo che le istituzioni riconoscano il valore sociale della maternità e intervengano con una legge capace di tutelare davvero le donne lavoratrici”, spiega Lembi che è stata nominata relatrice di maggioranza della proposta di legge. “Ogni anno in Italia oltre 60.000 genitori presentano le dimissioni volontarie dal lavoro entro il primo anno di vita dei figli e delle figlie. Nella prevalenza dei casi lo fanno per mancanza di reti familiari di supporto, per la difficoltà a sostenere i costi della cura o per assenza di servizi all’infanzia, perché l’impresa non concede misure di conciliazione. Nel 70% dei casi si tratta di madri”, spiega Lembi, che ricorda come “per rispondere a questa questione presentiamo alle Camere una proposta di legge nazionale per contrastare le dimissioni volontarie dei genitori nei primi anni di vita dei figli, prevalentemente effetto della difficoltà di conciliare vita familiare e lavoro: il nostro obiettivo non è modificare un sistema che funziona in malo modo, ma smontarlo e ricostruirlo a vera tutela dei neogenitori. Oggi le indennità di disoccupazione (NASpI e altre indennità) mirano ad accompagnare le madri lavoratrici fuori dal posto di lavoro. Noi proponiamo, invece, di trasformare queste indennità in un ammortizzatore sociale. È un passo avanti verso un modello di società più equo e inclusivo: per questo ci muoviamo a favore di una legge: per nel campo del diritto e del lavoro, i buoni propositi non bastano”.

Dal canto suo la relatrice di minoranza Annalisa Arletti (FdI) ricorda come “il tema è davvero molto importante, occorre capire i motivi e intervenire sul perché tante, troppe, donne (e più in generale genitori) lasciano il posto di lavoro perché impossibilitati a conciliare i tempi di vita e di lavoro. Dobbiamo anche ragionare sull’universalità dei servizi e un cambio di mentalità nel mondo del lavoro. Dobbiamo impegnarci sul tema dei diritti dei genitori e creare le condizioni di una condivisione politica perché le persone non debbano più scegliere tra essere genitori o licenziarsi: alla base della proposta di legge alle Camere ci sono sicuramente aspetti importanti, legati anche alle direttive europea in materia di genitorialità, ma ci sono anche alcune criticità su cui ragionare”. Per Arletti i punti su cui intervenire sono essenzialmente tre: costi di applicazione della legge, rischio di contraccolpi negativi frutto di regole troppo rigide, deresponsabilizzazione delle Regioni. “Capisco che si tratta di un progetto di legge alle Camere e che quindi non sarebbero coinvolti fondi regionali, ma la proposta presentata dalla maggioranza non quantifica i costi di applicazione, serve più chiarezza”, spiega la relatrice di minoranza per la quale “temo che mettere troppi vincoli come viene proposto possa rendere più difficile alle donne e ai genitori trovare lavoro come effetto non voluto del provvedimento. altro tema è quello delle Regioni, la legge di fatto le deresponsabilizza mettendo ogni intervento in capo allo Stato o ai Comuni, invece le Regioni hanno già molti compiti in materia di lavoro e diritti e tante cose in più possono fare”.

La proposta di legge regionale alle Camere si basa su numeri concreti: secondo i rapporti annuali sull’attività di vigilanza in materia di lavoro e previdenziale 2023 e 2024 a cura dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro nel 2023 in Italia ci sono state 62.688 dimissioni convalidate dall’Ispettorato, 60.756 nel 2024, quasi tutte volontarie (97%). Nel 70% dei casi a dimettersi sono le donne, soprattutto del Nord Italia, tra i 29 e i 44 anni, al primo figlio. Le madri risultano significativamente più esposte all’abbandono del lavoro: il 75%-77% di loro rinuncia al lavoro per occuparsi i figli. I padri invece si dimettono prevalentemente per il passaggio ad altra azienda, mentre solo il 18% cita motivi di cura.

(Luca Molinari)

Scuola giovani e cultura