Sanità e welfare

WELFARE. REDDITO SOLIDARIETÀ, IN COMMISSIONE SANITA’ 53 EMENDAMENTI

Caliandro (Pd): “dibattito nazionale sull’inclusione sociale”. Gibertoni (M5s): “finalità inclusione lavorativa”. Alleva (AltraER) chiede attenzione per anziani “con difficoltà a collocarsi”. Bignami (Fi): regole stringenti per extra Ue

Sono 53 gli emendamenti presentati in commissione Politiche per la salute e politiche sociali, presieduta da Paolo Zoffoli, sul progetto di legge “Misure di contrasto alla povertà e di sostegno al reddito: quattordici dal Pd (due sottoscritti anche da Sel) più un subemendamento, venticinque dal Movimento 5 stelle, dieci da Forza Italia e quattro dalla Lega nord.

“Abbiamo ritenuto opportuno emendare la legge- è intervenuto il relatore di maggioranza Stefano Caliandro (Pd)– anche in considerazione delle osservazioni emerse nel dibattito in commissione e durante l’audizione”. Ai Comuni e alle Unioni, ha precisato, “assegniamo l’attività istruttoria, in collaborazione con i centri per l’impiego”. Rimarchiamo, ha poi sottolineato, “il ruolo della cabina di regia”. Il provvedimento, ha concluso, “ha fra i suoi obiettivi anche quello di avviare un dibattito nazionale sul tema dell’inclusione sociale”.

“I nostri emendamenti- è poi intervenuta la relatrice di minoranza Giulia Gibertoni (M5s)– sono finalizzati a integrare il contenuto del provvedimento della maggioranza con gli obiettivi primari del nostro progetto di legge”. In particolare, ha aggiunto, “crediamo che il sostegno economico debba essere finalizzato all’inclusione lavorativa”. Ha poi proposto di estendere la protezione a trentasei mesi e di consentire “l’integrazione del reddito di solidarietà con altre prestazioni dirette al medesimo scopo, come l’assegno di disoccupazione”. E per le persone con disabilità ha chiesto “particolari agevolazioni”. “È necessario- ha concluso la consigliera- rendere l’intervento funzionale alla realtà regionale: l’emergenza c’è ed è sempre più diffusa”.

Galeazzo Bignami (Fi) ha chiesto regole più stringenti per i beneficiari non appartenenti all’Ue e ha formulato indicazioni sulle priorità di accesso: “persone che abbiano perso il lavoro da almeno dodici mesi e che non godano di alcuna forma di ammortizzatore sociale e persone nel cui nucleo familiare siano presenti minori, disabili, anziani a carico e almeno una donna in stato di gravidanza accertata”. Sempre sull’accesso ai fondi ha aperto alle famiglie unipersonali.

Daniele Marchetti (Ln) ha ribadito, sui requisiti per l’accesso ai fondi, che “ventiquattro mesi di residenza storica sono troppo pochi, proponiamo sessanta mesi”. E conseguentemente, ha evidenziato, “si può abbassare il parametro Isee, da 7.500 euro a 3.000 euro”.

“È importante- ha sottolineato Igor Taruffi (Sel)– dettagliare in modo preciso i risultati del provvedimento: chiediamo che a un anno dall’approvazione la Giunta presenti il rapporto sull’attuazione della legge”.

Giuseppe Paruolo (Pd) ha richiesto che “la commissione competente formuli valutazioni da trasmettere alla Giunta in merito alla clausola valutativa”.

Per Piergiovanni Alleva (AltraER) “è necessario aprire alle necessità vere delle persone, soprattutto per quelle in età avanzata, senza una pensione e con difficoltà a collocarsi a livello lavorativo”. Dobbiamo considerare, ha aggiunto, “relativamente alla durata temporale delle erogazioni, la possibilità di un regime di eccezione per queste persone”. Una forma di reddito garantito minimo, ha poi concluso, “in Italia esiste già ed è l’assegno sociale, che però riguarda solo le persone con più di 65 anni. I problemi però sono nelle fasce di età appena inferiori”.

(Cristian Casali)

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