Quali strumenti intende adottare la Giunta regionale per riorganizzare il Terzo settore emiliano-romagnolo, valorizzandone le funzioni di solidarietà, di aiuto e di impegno in un’ottica di sussidiarietà?
Lo chiede la consigliera Manuela Rontini (Pd) in un’interrogazione, in cui ricorda che il Tezo settore, in Emilia-Romagna, occupa circa 60mila addetti, mentre gli operatori totali, compresi i volontari, raggiungono quota 517mila (fonte: rapporto 2014 Unioncamere) e che, nel periodo compreso tra il 2010 ed il 2013, il no profit regionale ha creato 3.400 nuovi occupati.
Rontini segnala inoltre che “il disegno di legge sul Terzo settore, approvato alla Camera, è un importante provvedimento per sostenere la libera iniziativa dei cittadini che si associano allo scopo di perseguire il bene comune”. Il testo- spiega- “armonizza gli incentivi e uniforma la disciplina della materia caratterizzata, fin qui, da un quadro normativo non omogeneo”, prevede “la revisione delle norme del Codice civile in materia di associazioni e fondazioni” e “l’istituzione del Codice del Terzo settore per la raccolta e il coordinamento delle norme”, per definire, tra l’altro, le “modalità organizzative e amministrative degli enti che dovranno essere ispirate ai principi di democrazia, eguaglianza e pari opportunità”.
La consigliera cita quindi alcune norme regionali, la legge 12/2005, che disciplina i rapporti fra le istituzioni pubbliche e le organizzazioni di volontariato, nonché l’istituzione e la tenuta dei registri delle organizzazioni stesse, e la legge 8/2014, che, in coerenza con i principi contenuti nella legge 18/2011 (‘Misure per l’attuazione degli obiettivi di semplificazione del sistema amministrativo regionale e locale. Istituzione della sessione di semplificazione), contiene disposizioni per la semplificazione della disciplina in materia di volontariato, associazionismo di promozione sociale e servizio civile. “Vengono altresì adottate- aggiunge- le misure necessarie per assicurare l’adeguamento delle funzioni del Terzo settore alla luce delle disposizioni di riordino territoriale e funzionale contenute nella legge 21/2012 (‘Misure per assicurare il governo territoriale delle funzioni amministrative secondo i principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza”).
“L’imminente approvazione della legge regionale di riordino territoriale- spiega Rontini- individuerà nuove figure istituzionali di riferimento per larga parte del Terzo settore regionale”, “sarà quindi indispensabile procedere anticipatamente rispetto alla definitiva approvazione del disegno di legge sul Terzo settore e dei relativi decreti attuativi, per evitare di creare una fase di incertezza normativa”, oltre a mettere a punto “nuove procedure più snelle per ridurre anche il numero e la composizione degli organismi di indirizzo (a partire dalla abolizione dei Comitati paritetici provinciali) ed ottimizzare le funzioni degli organismi che si occupano della gestione”.
La consigliera domanda quindi alla Giunta quali percorsi intenda intraprendere per coinvolgere il più possibile gli operatori e i volontari nel processo decisionale di modifica e quali obiettivi di semplificazione intenda raggiungere per evitare di ingessare inutilmente i processi decisionali.
(ac)