Sostenere i gestori dei centri diurni alle prese con l’inflazione.
A chiederlo, in un’interrogazione, è Giancarlo Tagliaferri (Fdi), che ricorda come “dal 1° aprile i centri diurni ritornano al sistema tariffario pre-pandemia e i gestori si domandano se riusciranno a rientrare dei costi, tenuto conto del fatto che molte famiglie ancora preferiscono tenere i loro ragazzi a casa e che fino ad oggi i Comuni si sono adoperati per calmierare costi e rette”.
Tagliaferri puntualizza come “i centri a cui si fa riferimento sono quelle strutture a cui le famiglie con ragazzi diversamente abili o con anziani fragili si rivolgono per avere un sostegno. A inizio pandemia questi centri erano stati chiusi per poi riaprire gradualmente con nuove regole che, tra le altre cose, hanno imposto un aumento considerevole dei loro costi di gestione (si pensi soltanto alle spese di sanificazione o alla suddivisione in ‘bolle autonome’ degli utenti con un maggiore impiego di personale). A più riprese i Comuni erano intervenuti per calmierare gli aumenti, non farli pesare sulle famiglie e sostenere i gestori. Ora però il ritorno di punto in bianco alla tariffazione pre-pandemia pone non poche questioni”.
Da qui l’atto ispettivo per sapere dall’amministrazione regionale “come intenda attivarsi per essere di supporto a quei gestori che vedono le loro risorse esaurirsi e che devono tornare alla tariffazione precedente perché nel frattempo i costi sono aumentati e la frequenza è diminuita”.
(Luca Molinari)